Ansaldo Nucleare, la sicurezza della tecnologia italiana

Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha più volte affermato l’obiettivo di ridurre la dipendenza da gas e petrolio per il fabbisogno energetico al 50%. L’altra metà di questo fabbisogno dovrebbe essere soddisfatta per il 25% da centrali nucleari di ultima generazione da costruire sulla penisola e per la quota restante da altre fonti rinnovabili. Il referendum che, nel 1987, ha abrogato tre leggi riguardanti la politica nucleare in Italia, ha bloccato la costruzione di nuove centrali e l’evoluzione di altre già esistenti.
Per inciso, va rilevato che non ha posto un veto all’importazione di energia elettrica prodotta da reattori nucleari situati in altri Paesi (alcuni dei quali molto vicini al nostro). Un effetto del referendum è stato anche quello di bloccare lo sviluppo di un’industria specializzata nelle tecnologie legate alla produzione di energia nucleare. Tuttavia, un nucleo di realtà è sopravvissuto e ha continuato a operare con lo sguardo rivolto all’estero. Tra queste un posto di rilievo spetta ad Ansaldo Nucleare, società creata nel 1989 nell’alveo del gruppo Finmeccanica, con sede a Genova. Concepita prima come divisione di Ansaldo Energia, più tardi è stata trasformata in una controllata indipendente di quest’ultima società. Nel corso dell’ultimo decennio Ansaldo Nucleare ha continuato a sviluppare la propria attività nella sistemistica, nella progettazione di componenti speciali e nella realizzazione di impianti nucleari, di fatto svolgendo un ruolo non irrilevante nella conservazione ed evoluzione del patrimonio di competenze posseduto dal nostro Paese nel settore specifico dell’energia nucleare. Un settore che all’estero ha continuato a evolversi e che negli ultimi tempi ha conosciuto addirittura un nuovo impulso, anche grazie alla caratteristica di fonte energetica che non contribuisce a provocare il surriscaldamento del pianeta, poiché non produce gas serra.
Dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Cina alla Corea, fino ad arrivare alla Francia, alla Slovacchia e alla Finlandia, sono molti i Paesi in cui sono in corso progetti ambiziosi di riconversione e costruzione di impianti nucleari.
Negli ultimi decenni sono stati raggiunti livelli elevatissimi nella sicurezza, nell’efficienza e nella «pulizia» delle centrali. E di questo che alcuni osservatori hanno ribattezzato «rinascimento nucleare», la società del gruppo Finmeccanica fa parte. Allo sviluppo del settore su scala internazionale, Ansaldo Nucleare contribuisce sia a livello di know-how, sia di prodotti. La realtà genovese ha contribuito in modo determinante alla realizzazione delle due prime unità dell’impianto di Cernavoda, in Romania, in collaborazione con l’Atomic Energy of Canada. Nel caso della seconda unità, avviata a settembre 2007 e considerata una delle pochissime realizzazioni europee importanti di questo decennio, la società italiana ha partecipato anche alla gestione dell’impresa con proprio personale, per un totale di 275 anni-uomo. L’impegno si è declinato principalmente nel project & construction management, nel quality control e nella progettazione di sistemi ausiliari. Per la realizzazione dell’impianto, inoltre, Ansaldo Nucleare ha fornito anche componenti «made in Italy».
Nell’ambito della progettazione del Sistema Nucleare in senso stretto, la società controllata da Ansaldo Energia ha profuso recentemente molto impegno nello sviluppo dei reattori Ap1000, che utilizzano sistemi di sicurezza di tipo passivo, senza cioè necessità di un operatore. Ansaldo Nucleare ha fornito un contributo equivalente a oltre 260 anni-uomo, incluse attività di analisi incidentale, progettazione di componenti e sistemi a fluido, impiantistica dell’edificio reattore e schermaggio.


È la tecnologia che l’azienda propone anche per il nuovo programma nucleare italiano. Nel frattempo Ansaldo Nucleare continua a non restare con le mani in mano. Solo per fare un esempio, un suo staff di oltre 60 tecnici lavora nella progettazione del primo impianto per la Cina.

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