Nino Materi
nostro inviato a Venezia
Campi elettomagnetici e rischi per luomo. Insomma, la domanda - che ormai riecheggia da anni - è sempre la stessa: quelle antenne «mostruose» che spesso si ergono anche vicino a case e centri abitati possono rappresentare un pericolo per il benessere fisico e psichico di chi vive in quelle aree?
Il convegno «Campi elettromagnetici e salute: le risposte della Scienza» che si è svolto a Venezia ha raggiunto una «quasi» certezza: «La comunità scientifica - sostiene Mario Frullone, presidente del Consorzio Elettra 2000 - è concorde nellaffermare con ragionevole certezza la non nocività delle antenne per la telefonia e, a breve, auspichiamo analoghe conclusioni per quanto riguarda i terminali di telefonia mobile». Ma per tranquillizzare la gente - che del cosiddetto «elettrosmog» continua ad avere una gran paura - ci vorrebbero dati inoppugnabili in grado di zittire chi, come la signora Marina Corrier, pensa che in realtà le cose stiano in maniera molto diversa. Marina Corrier non era tra i relatori ufficiali della manifestazione organizzata da Elettra 2000, ma ha comunque fatto sentire la sua voce prendendo più volte la parola quando il dibattito è stato aperto al pubblico. Corrier, che appartiene al Coordinamento dei comitati contro lelettrosmog di Venezia, ha più volte polemizzato con l«ottimismo» mostrato dai tanti esperti intervenuti al convegno. Studiosi che rappresentano i più qualificati scienziati del settore e che comunque non si sono certo presentati a Venezia sprovvisti di numeri, dati e tabelle. Una marea di percentuali concordi nel ritenere «infondata» la paura della gente nei riguardi dellelettromagnetismo. Eppure lo spauracchio sopravvive, esattamente come sono dure a morire le leggende metropolitane. «Ma quali leggende metropolitane - protesta dalla platea la battagliera Marina Corrier -, la verità è che in questo convegno non è stato invitato nemmeno uno scienziato sostenitore dei potenziali danni da elettromagnetismo». La sua voce, però, rimane in netta minoranza anche quando la palla passa a politici, amministratori pubblici ed esponenti di associazioni e movimenti; tra questi ultimi non manca - in veste di «osservatore» - anche un rappresentante del Wwf intervenuto senza mostrare alcun pregiudizio nei confronti degli scienziati convinti della innocuità delle emissioni elettromagnetiche. Studiosi così convinti dellesattezza delle proprie tesi, da allestire un monitoraggio dei campi eletromagnetici (Cem) che non ha precedenti nel nostro Paese. A farsene promotore è stata la Fondazione Ugo Bordoni attraverso loperazione Blubus: si tratta di una sorta di «pullman granturismo» al servizio dellinformazione. Blubus è infatti equipaggiato «sia con sistemi di monitoraggio dei campi elettromagnetici per lacquisizione di dati in loco, sia con sistemi per la diffusione dei risultati»; inoltre ospita a bordo un punto mobile didattico-divulgativo in grado accogliere eventuali visitatori. Blubus è partito da Roma il 25 giugno 2003 e da allora ha effettuato oltre 80 tappe toccando altrettanti comuni; allo scopo di di rendere ancora più incisiva la campagna, la Fondazione Ugo Bordoni ha provveduto ad equipaggiare anche delle microvetture con apparati tecnici in grado di effettuare misure dimostrative dei livelli Cem.
Intanto il dibattito continua. Da oggi fino al 9 ottobre la domanda che gli scienziati si porranno sarà la seguente: «Può l'elettrosmog provocare danni al Dna?».
Nella speranza che la scienza prevalga sulla paura.
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