Gli «antiberluscones» in aiuto del governo

Stimato Granzotto, ascoltando al mattino «Prima Pagina» di Rai3 con i commenti dei giornalisti dei nostri quotidiani, noto un sostanziale sforzo di trasmettere le opinioni dei vari articolisti in modo asettico e distaccato, quindi molto corretto. L’impalcatura crolla miseramente quando viene il turno della squadra militarizzata al comando e al soldo di De Benedetti. Curzio Maltese o la «Pasionaria» Concita De Gregorio versano a palate il loro livore contro il malefico Berlusconi fonte di tutte le umane nequizie. L’azzimato ex porta-borse di Agnelli poi, è un vivente e rancoroso repertorio di insulti a tutto campo verso il nemico. In un confronto su Rai3 tra Maltese, il moderato e colto Battista, Moretti e altri, il fanatico Curzio ha vomitato una quantità industriale di insulti su Berlusconi facendo tracimare un limaccioso torrente al cui confronto la Cloaca Massima può solo evocare «Chiare, fresche e dolci acque». Domanda: se dovessero prevalere simili «maîtres à penser», feroci fustigatori dei non aderenti ai loro farneticanti convincimenti, quale prospettiva si presenta per il giornalismo?


Ma chi glielo fa fare? Cosa spinge lei, caro Bogliasco, e altri a sintonizzarsi su Rai3 quando ai microfoni ci sono quei tomi lì? Ve lo ha ordinato il medico? Avete propensioni masochiste? Vi pesa sul cuore qualche colpa che intendete espiare castigandovi ferocemente? Sappia, però, che nel caso volesse insistere nel tormento, la banda degli inviperiti sta perdendo i pezzi. Cita (copyright Andrea Marcenaro) De Gregorio è passata a dirigere, fra non pochi mugugni e piagnistei, l’Unità. L’azzimato Furio Colombo, dal canto suo, sta lavorando assieme a Marco Travaglio e a Totonno Di Pietro per metter su un giornale - ovviamente libero, indipendente e «sinceramente democratico», non si sa se quotidiano o ebdomadario ma poco importa - che stia alla sinistra manettara come la Pravda stava ai comunisti trinariciuti. L’unico con le mani in mano resta dunque Curzio Maltese che come lei sicuramente saprà è il mio politologo di riferimento. Non avendo mai avuto l’occasione di ascoltarlo alla radio, mannaggia, non so se le dice anche, ma su Repubblica scrive sempre cose memorabilissime. Come quella volta, era il giugno del 2006, che sentenziò quanto segue: «L’epopea del berlusconismo si è compiuta in cinque anni del governo ed è difficile se non impossibile immaginare il ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi». Questo per dirle che fior di politologo è il mio politologo di riferimento. Forse è per questo che ha Berlusconi tanto in cagnesco: perché, nei fatti, il Cavaliere ha smentito le sue dotte analisi divinatorie. Perché non gli ha dato retta e si è saldamente installato a Palazzo Chigi. A furor di popolo.
Lei, caro Lauro, deve augurarsi con me che Rai3 seguiti ad affidare la rassegna stampa agli esponenti del più belluino antiberlusconismo. Che, magari col forcipe, Colombo and Company partoriscano il loro foglio di lotta e di manette. Che Maltese seguiti ad azzeccarci come ci ha azzeccato fino ad oggi. Perché l’insieme di tutto quel friggere di intelligenza e di impegno democratico costituisce, per il Cavaliere, il più efficace dei ricostituenti.

L’ha capito perfino il Manifesto che seguitare a battere quel tasto porta una jella incredibile alla sinistra. L’ha capito persino Veltroni, e dico poco. Ma finché ci saranno i Maltese e i Colombo, i Di Pietro e il mio amico Travaglio, noi si continuerà ad andare alla grande. Trionfalmente.

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