Grande attenzione dal mondo dell’impresa alla proposta di Letizia Moratti. Antonio Colombo, direttore generale di Assolombarda, era presente durante il discorso ed è rimasto colpito: «È stata una breve digressione nel suo intervento, lei stessa ha premesso che si tratta di un abbozzo ma è indubbia la peculiarità di Milano sotto il profilo del traino nel settore dell’innovazione e dei brevetti, sia nel settore manufatturiero sia nei servizi».
Pensa che un provvedimento del genere possa applicarsi a tutte le imprese?
«Lei ha parlato sia di nuove imprese sia di imprese che già operano. Io ho inteso che si trattasse di imprese che operano nell’innovazione».
Qual è il suo giudizio da direttore generale di Assolombarda?
«Spezzerei la questione in due. Chi non è favorevole a interventi che favoriscano la competitività di un territorio? Sarebbe una grande opportunità e una grande occasione per Milano e per l’intera Lombardia, dal momento che sull’estensione della free zone lei è stata aperta».
Crede che la free zone sia declinabile all’interno del sistema fiscale italiano?
«Nella manovra è contenuta una norma in base alla quale un’impresa che investe in Italia può scegliere la fiscalità del paese di provenienza, se è preferibile. Se Milano affiancasse le imprese che decidono di investire con un’operazione di supporto e di marketing territoriale efficace, i risultati potrebbero essere molto positivi. Penso a un campagna del tipo: “Vieni a investire a Milano, centro dell’innovazione, dove la sanità funziona”. Qualsiasi altro genere di fiscalità di vantaggio va verificata alla luce della normativa europea».
Vuol dire che non può essere un intervento specifico per Milano?
«Faccio fatica da tecnico a immaginarne un’attuazione a livello di fiscalità generale, a meno che si tratti di una proposta sperimentale nella fase attuativa del federalismo fiscale. In questo caso sarebbe realizzabile per quanto attiene alla potestà impositiva di Comuni, Provincie e Regioni, attraverso un minore aggravio fiscale per i cittadini. Ma stiamo parlando di un provvedimento di lungo periodo, non di domani o dell’anno prossimo».
Un periodo quanto lungo?
«I tempi di attuazione del federalismo fiscale».
L’Anci lombarda ha già sollevato obiezioni. Crede che ci sarebbero ostacoli da parte di altri Comuni?
«Certo, proprio per questo penso che sia un provvedimento realizzabile solo nell’ambito del federalismo fiscale, perché non si tratta di chiedere il permesso ad altri ma di praticarlo se ne hai la possibilità economica. Così Torino piuttosto che Napoli potrebbero avanzare un’idea di questa natura, ma anche Trieste e Genova».
Ci sono precedenti in Italia?
«Per quel che mi risulta, solo le zone colpite da calamità naturali».
Secondo lei ci sono settori in cui potrebbe essere più utile?
«Probabilmente sì ma preferisco non addentrarmi in una questione che va studiata a tavolino».
In sintesi, questa proposta le piace?
«Faccio fatica a pensare che non piaccia, può essere un’applicazione sperimentale e d’avanguardia del federalismo fiscale. L’importante è chiarirne la praticabilità in tempi rapidi, per evitare di entrare in strade difficilmente percorribili».
Come hanno reagito i suoi colleghi imprenditori?
«Con grande attenzione e desiderio di approfondimento. Ne abbiamo discusso anche nelle conversazioni informali. Adesso aspettiamo la prossima mossa del sindaco».
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