Antonveneta, la Procura sequestra le azioni

Gli inquirenti: «Occorre impedire le ulteriori condotte criminose» dei partecipanti al concerto. Faro sulle dismissioni della Bpi

Gianluigi Nuzzi

da Milano

«Occorre prevenire le ulteriori condotte criminose» e così il 40 per cento di Antonveneta finisce sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria. E i sogni di vittoria della banca di Giampiero Fiorani, alla vigilia dell’assemblea di Padova, tornano nel cassetto. I sostituti procuratori Giulia Perrotti ed Eugenio Fusco con un provvedimento di sequestro d’urgenza hanno infatti mandato la Guardia di finanza a Roma, Padova, Brescia, Lodi e Milano per mettere i sigilli alle azioni in mano ai cosiddetti «concertisti». E cioè a quelli che lunedì mattina dai certificati depositati negli uffici di Antonveneta risultano azionisti dell’istituto di credito di Padova collegabili a Emilio Gnutti e a Giampiero Fiorani. In tutto si tratta di otto persone fisiche, tutte indagate per aggiotaggio: da Giampiero Fiorani al suo braccio destro Gianfranco Boni, da Emilio Gnutti ai fratelli Lonati, sino agli immobiliaristi Stefano Ricucci e Danilo Coppola. Poi un gruppo di società: dalla banca lodigiana, anche per il tramite di Generation Fund e Active Fund, alla Fingruppo Holding, a Gp Finanziaria, a Ettore, Tiberio e Fausto Lonati, a Finpaco Project e Tikal Plaza per Coppola e a Magiste international per Ricucci. Due i motivi che hanno spinto i Pm: con il sequestro si punta infatti a bloccare «l’ennesimo atto di neutralizzare - scrivono - i provvedimenti assunti dalla Consob». Ma il carattere d’urgenza, il fatto che «non si può attendere il provvedimento del giudice» è dovuto all’imminente assemblea. I Pm infatti fanno esplicito riferimento alla fissazione «per il 25 luglio e in seconda convocazione per il 27 dell’assemblea di Antonveneta» che andrebbe a nominare il nuovo cda. E quindi, è l’accusa dei magistrati «occorre prevenire le ulteriori condotte criminose» e sequestrare le azioni dei concertisti.
Per tutta la giornata i militari delle Fiamme Gialle (le sezioni di polizia giudiziaria, il nucleo provinciale di Milano e la polizia valutaria) hanno compiuto i sequestri, notificando il provvedimento di 24 pagine agli interessati e nominando, di volta in volta, come custodi giudiziari, i direttori di filiali delle banche dove erano conservati fisicamente i titoli. Copia del documento, già stamattina, sarà valutato dal gip Clementina Forleo che ha tempo dieci giorni per verificare la consistenza delle prove raccolte e confermarlo o revocarlo. Di certo è un provvedimento dirompente che conta pochi precedenti. E a questo già giovedì e venerdì pensavano i pm Fusco e Perrotti quando in serata e a uffici deserti per oltre un’ora si sono confrontati con il procuratore capo Manlio Minale che segue, passo dopo passo, gli sviluppi dell’indagine.
Il provvedimento dei pm milanesi avrà anche delle ripercussioni sull’inchiesta condotta dai colleghi della capitale visto che vengono riportate numerose intercettazioni telefoniche tra Giampiero Fiorani, il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, Emilio Gnutti e, infine, anche uno dei gestori del fondo Earchimede (per il contenuto vedi articolo a pagina 21).


Stamattina dopo le ultime notifiche, i Pm terranno una riunione con il procuratore aggiunto Francesco Greco, rientrato dalle vacanze, per programmare l’agenda dell’inchiesta. A iniziare dalle dismissioni di minoranza compiute dalla Banca popolare italiana.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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