«Gli anziani assediati dagli zingari truffatori»

L’allarme dei custodi del Demanio: colpi a ripetizione nelle vie Rizzardi e Tofano, usano falsi tesserini, siamo diventati degli «sceriffi»

«Gli anziani assediati dagli zingari truffatori»

Per quelli di via Rizzardi è lo «sceriffo». Ma per i colleghi è anche lui «vittima di quelli là», quelli che l’hanno «gambizzato». Colpo di randello sulle ginocchia, legamenti spezzati e come risultato un anno a casa, con corollario di cure mediche, fisioterapista e qualche problemino in più. La sua colpa? Averli rincorsi dopo un furto, dopo l’ennesimo colpo alla vecchietta del secondo piano, «ma che altro potevo fare? Sono un custode del Demanio: è anche questo il mio dovere».
Ricordi di Luigi un anno dopo il fattaccio e con venticinque disabili e centoventi anziani inquilini del civico 22 di via Rizzardi da proteggere. Verbo transitivo che i custodi declinano sempre più spesso a due passi da via Novara, in quell’area verde dove c’è un campo rom che dà qualche problemino. «Quelli lì mangiano tutti i giorni» spiega Rita che al civico 5 di via Tofano ha il suo «daffare per controllare chi entra e chi esce»: «Arrivano in tre, due uomini e una donna, ben vestiti e danno l’assalto ai vecchietti. Sa, anziani con tanta voglia di scambiare due chiacchiere e loro se ne approfittano. Gli sbattono in faccia un cartellino che portano al collo con scritto sopra le sigle di aziende municipalizzate e poi comincia il solito copione». Recita che, Rita, però interrompe, «ormai sono abituata, c’è sempre qualche vicino che mi avvisa delle facce strane in giro e così mi faccio su e giù per le scale delle mie quattro torri».
Quattro lotti ovvero duecento famiglie che Rita difende «ma la situazione è ormai insostenibile». E giù con gli esempi dell’assalto quasi quotidiano dei rom che colpiscono e poi tornano in quel campo diventato un fortino dell’illegalità. Una «ventina» di storie di piccole truffe che per disabili e anziani sono, ovviamente, un dramma e che per Rita come per Luigi e per gli altri custodi stipendiati dal Comune di Milano si trasformano in un compito piuttosto rischioso, «perché non è smistare la posta o provvedere agli impianti degli stabili, come prevede il nostro contratto: qui si mette in gioco la propria vita... minacce su minacce e il rischio di fare una brutta fine».


Esagerazione che in quest’angolo di Milano, dove la città finisce, fa vivere male chi è costretto a restarci in agosto, «dall’uno al venti non ci sono i custodi e speriamo arrivino i sostituti» dice Rita. Che punta l’occhio al cancello d’ingresso, dove spunta un rom in giacca, cravatta, «bello pronto a fregare i miei vecchietti». Ma per oggi non c’è storia. I custodi del Comune non sono ancora in vacanza.

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