Lo stile Rai talvolta ha come allegoria ciò che accadeva in qualche ripresa in diretta d'una regista televisiva abituale. «Attenzione, camera tre», diceva nella cuffia all'orecchio del cameraman, «pronto al mio via ché fra poco sul fondo deve passare di corsa un messaggero»; lo ripeteva sempre più forte, con urgenza: «attenzione, sta per passare, pronto... acc, è passato».
A Capodanno la mattina c'è il concerto mitico di Vienna: in quella dorata, sontuosa, eppure calda e intima casa della musica, l'orchestra più fantasiosa del mondo esegue il concerto che concilia cultori della musica classica e della musica leggera, dando allegria e languori e gran voglia di concordia con i valzer e le danze ottocentesche della famiglia Strauss. 54 Paesi in tutto il mondo saranno collegati: a mezzogiorno, milioni di persone avranno la gioia di ritrovarsi idealmente uniti nel felice auspicio di pace con i meravigliosi Wiener Philharmoniker guidati da un grande direttore.
Quest'anno c'è sul podio, per la prima volta, Georges Prêtre, familiare all'orchestra da 41 anni e famoso per la sua raffinata voglia di colloquiare in musica con rubati e rallentandi, alla francese, oltre che per il fascino elegante e l'intensa giovinezza delle sue 83 primavere. Comincerà con una Napoleon Marsch, e avrà qualche altro pezzo dedicato alla Francia dagli autori viennesi; ma il programma resterà nella tradizione, con alla fine la polka in cui si battono le mani a ritmo ormai in tutto il mondo e il favoloso valzer del Danubio blu che Brahms diceva «purtroppo non mio».
E in 54 nazioni collegate si avrà la bella sensazione di viver tutti insieme quel momento, come un augurio grande ed una piccola felicità. Raidue lo trasmetterà alle 14, quando il momento acc!, è passato. Accidenti, la ragione è fare posto ad una manifestazione di routine alla Fenice di Venezia, che alla nostra televisione ha preso il nome e il titolo di Concerto di Capodanno, e che, con la moda dei giornali di annunciare i concerti radiofonici senza indicarne interpreti e programmi, potrà anche indurre qualcuno in confusione.
Tutto italiano, con interpreti rispettabili quali Barbara Frittoli, Marcello Giordani, Ferruccio Furlanetto e il direttore Roberto Abbado, sarà un gradevole concerto antologico di arie d'opera. C'è stata una lunga diatriba fra i dirigenti e il sindacato dell'orchestra, che lamenta la sproporzione del compenso straordinario offerto, a Vienna circa 15.000 a testa, a Venezia circa 200 (meno di un cinquantaquattresimo, ragionando in termini di collegamenti televisivi), e che tiene sospesa la minaccia di suonare in jeans, chi disinvoltamente, chi rientrandovi a fatica. Cosa che non susciterà troppi brividi fra i teleutenti. Perché l'evento non è trascinante.
Venezia con la stessa Fenice si è sempre imposta nel mondo quando ha offerto idee straordinarie. La sua scuola strumentale settecentesca è amata ovunque, il suo teatro d'opera barocco è riscoperto con emozione in tutto il mondo musicale e offrirebbe immagini e suoni da incuriosire chiunque, il suo carnevale è un mito. Ma in un concerto normale, in frac o in jeans, musicalmente a nudo, in un giorno di attese e di confronti, l'orchestra è comunque un po in pericolo.
Certo, vedremo probabilmente riprese della magica città, zeppa di bellezze. Ma a nessuno verrebbe in mente, il giorno di Milan-Inter, di trasmettere a quell'ora invece, tra una immagine di Piazza del Campo e una di Duccio di Buoninsegna, una partita del Siena.
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