Cronaca locale

Apicella e le canzoni di Berlusconi

Il cantante napoletano presenta in anteprima «L’ultimo amore», il suo nuovo album con una raccolta di 14 brani dell’ex premier

Antonio Lodetti

Tutta l’estate in Costa Smeralda a provare, ad adattare melodie e ritmi ai testi di Silvio Berlusconi. Così la strana coppia ci riprova. Stasera al Club Blue Note Mariano Apicella presenta il suo nuovo album L’ultimo amore, in uscita venerdì, una raccolta di 14 brani scritti dall’ex premier, ideale seguito di Meglio una canzone, uscito un paio d’anni fa, dopo l’incontro tra Berlusconi e il chitarrista napoletano (ex posteggiatore) che ha cantanto in mezzo mondo.
I testi e i titoli dei brani saranno svelati solo stasera, in una festa privata dove Apicella terrà un miniconcerto e una conferenza stampa, ma le indiscrezioni raccontano che l’album conterrà Andiamo via, il pezzo eseguito a sorpresa lo scorso aprile da Berlusconi e Apicella in un ristorante di Trieste, che si chiude con la frase «Andiamo nell’isola chiamata paradiso»).
«Ora abbiamo un futuro», ha commentato Berlusconi facendo un giro della sala con un piattino. Una boutade ma l’ex presidente del Consiglio non molla la sua vocazione da uomo di spettacolo e cantautore, ricordo di gioventù. Quest’estate ha cantato e addirittura «rappato» in un locale di Porto Cervo e in un’altra occasione ha eseguito L’ultimo amore, il brano che darà titolo all’album.
Apicella è la voce di Berlusconi dal «colpo di fulmine» del 2001, quando il Cavaliere, che pranza con lo stato maggiore della Casa delle libertà, incontra il cantautore che si aggira tra i tavoli con la sua chitarra. «Mi ha chiesto di suonare canzoni bellissime e non popolari - ricorda Apicella -. Niente Malafemmena o quelle cose notissime, ma Era de maggio di Salvatore Di Giacomo e anche brani del Settecento. Dopo un po’ mi chiese: “Verrebbe a lavorare con me?”».
Non saranno i nuovi Mogol-Battisti, ma nemmeno lo pretendono: «Ci divertiamo - sostiene sempre Apicella - le nostre sono normali canzoni d’amore molto orecchiabili.

Non pretendiamo di fare capolavori, ma c’è gente che scrive peggio di noi».

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