Appalti, Di Pietro sfida le toghe: "Avanti tutta"

Nuova bufera di intercettazioni: spuntano le richieste di Di Pietro jr. Secondo gli inquirenti, l'ex pm avvisato sei mesi prima degli altri del procedimento sul sistema Romeo, trasferì lMautone da Napoli a Roma (leggi i verbali della Dia). Il leader Idv: "Lo rifarei. I giudici indaghino pure"

Appalti, Di Pietro sfida le toghe: "Avanti tutta"

Roma - "L’unica cosa che posso dire è: buon lavoro ai magistrati! Quando non si ha nulla da temere non si ha paura delle indagini. Anzi. E confermo che le intercettazioni sono un utilissimo strumento di indagine". Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro commenta così con i cronisti a Montecitorio il contenuto delle intercettazioni che riguardano suo figlio Cristiano. "Quello che abbiamo letto sui giornali è un telefilm senza capo né coda, una non-notizia - aggiunge - ma siccome non ho nulla da temere non mi unirò, come in molti speravano, alla politica paludata che se la prende con i magistrati e chiede la riforma delle intercettazioni". "Anzi - prosegue - io dico ai magistrati di fare tutte le indagini che vogliono perché né io, né mio figlio abbiamo niente da nascondere".

"Per colpire l'Idv" "Non c’è figlio che tenga e che possa condizionare le politiche" aggiunge Di Pietro. "Qualcuno - prosegue anticipando quelle che sarebbero poi state le domande dei cronisti - potrebbe chiedermi se sia un caso il fatto che queste intercettazioni escano fuori proprio all’indomani del voto in Abruzzo e nel giorno stesso in cui vado in Campania e confermo l’uscita degli esponenti dell’Idv dalle giunte provocando possibili elezioni. E sempre nello stesso giorno in cui indico la responsabilità politica del sindaco, del presidente della Regione e della provincia su quello che sta accadendo. È vero, potrebbe essere una spiegazione interessante e potrebbe giustificare quello che succede.... Ma siccome io non ho nulla da temere - sottolinea sorridendo - sapete che vi dico: e che me frega? Che mi importa se lo hanno fatto per delegittimare o meno? Sarebbe solo una dietrologia e a me non interessa. E siccome, ripeto, non ho niente da temere, auguro buon lavoro ai magistrati che fanno il loro lavoro. Vadano pure avanti e si facciano tutte le indagini che si devono fare".

"Sì alle intercettazioni" Di Pietro poi precisa che lui non si unirà mai al coro di chi se la prende, prima con i magistrati, e poi con i giornali, quando si pubblica il contenuto di intercettazioni. "È vero, come dite voi, che alcuni quotidiani hanno dato un taglio alla notizia diverso rispetto ad altri, ma mai e poi mai - afferma con forza - mi lamenterei dei giornali che riferiscono di informazioni che riguardano personaggi pubblici. Da cittadino - prosegue il leader dell’Idv - esprimo dunque solidarietà e incoraggiamento all’azione dei magistrati. Da politico affermo che non c’è figlio che tenga e che possa condizionare le politiche e che sono ben contento che si indaghi così si distinguerà il grano dal loglio... Da ministro infine - spiega ai cronisti - difendo la mia azione perchè ritengo che sia giusto che ci sia una rotazione degli incarichi soprattutto quando su qualche personaggio si fa del chiacchiericcio... Non grido dunque allo scandalo, come fanno tutti gli altri - conclude - ma al salutare intervento della magistratura". 

"Giusto trasferire Mautone" "Nel 2007 ricordo di aver trasferito almeno 10-15 persone, ma non perché mi avessero passato dei pizzini o perché c’era qualche talpa. Semplicemente perché un buon ministro ha il dovere anche di evitare che si creino delle sacche di contiguità...". Di Pietro risponde così ai cronisti che gli chiedono di spiegare il contenuto delle intercettazioni pubblicate sui giornali che riguardano suo figlio Cristiano. "Ho sempre considerato che fosse un bene far ruotare gli incarichi - aggiunge - soprattutto se poi si trattava di persone sulle quali si facevano delle chiacchiere.

Quando ero ministro - prosegue - ho trasferito della gente, ripeto, per motivi cautelari, in seguito a promozioni. Ma ho anche ordinato delle espulsioni sulla base di informazioni che aveva raccolto in qualità di capo del dicastero. Sono comunque orgoglioso - conclude - di aver preso quelle decisioni. E lo rifarei".

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