Un bando su misura per la cooperativa destinata a vincerlo. Fa passi avanti linchiesta della Procura sulla gara per la gestione del Recup, il call center regionale per le prenotazioni sanitarie. I magistrati, dopo aver sentito diverse persone informate sui fatti, hanno iscritto cinque nomi nel registro degli indagati. Laccusa, per tutti, è quella di turbativa dasta.
Il bando, da oltre 53 milioni di euro, indetto dalla Regione e affidato alla Lait (che gestisce i bandi di gara regionali nel settore della sanità) venne revocato lo scorso dicembre allunanimità, dallo stesso consiglio di amministrazione della Lait (ex Laziomatica). Il caso sollevò un gran polverone, da destra e sinistra venne invocata una procedura di maggiore trasparenza, visto che i requisiti richiesti dal bando sembravano davvero troppo ristretti, addirittura fatti ad hoc per scoraggiare unampia partecipazione e favorire la Capodarco, la cooperativa sociale che presentò lunica offerta e che gestisce il servizio già dal 99. Un sospetto fatto proprio dai pm Giancarlo Capaldo, Giovanni Bombardieri e Maria Cristina Palaia, per i quali ci sarebbero state delle irregolarità nella predisposizione dellasta per lorganizzazione del centralino, in particolare nellindividuazione dei requisiti dei partecipanti. Gran parte del bando, secondo la Procura, sarebbe stato addirittura estrapolato dallo schema consegnato dalla stessa Capodarco, che si occupa di riabilitazione e inserimento sociale di persone disabili. Di più: i requisiti elencati nel capitolato corrisponderebbero proprio a quelli della cooperativa (società con sede a Roma, fatturato annuo di 30 milioni di euro negli ultimi tre esercizi finanziari, un organico non inferiore alle trecento unità con contratto a tempo indeterminato, disabili motori tra le categorie protette). In caso di presentazione di una sola offerta il capitolato dappalto prevedeva inoltre che lamministrazione potesse procedere ugualmente allaggiudicazione, come di fatto avvenne. E il 20 novembre, due giorni prima della prevista apertura delle buste (poi slittata di qualche giorno) lunica offerta pervenuta sarebbe stata appunto quella della Capodarco. Altra anomalia, il fatto che il precedente capitolato fosse stato fornito a chi aveva il compito di redigere quello nuovo.
Gli indagati sono Silvio Natoli, direttore del servizio tutela della salute e sistema sanitario regionale, Agostino Bruni, dirigente dello stesso servizio, Edoardo Narduzzi, presidente dimissionario della Lait, il professionista della stessa azienda Alfredo Speranza e Maurizio Marotta, direttore della cooperativa sociale Capodarco. I magistrati ritengono che Natoli, tramite Bruni, abbia dato indicazioni sulla redazione del bando (anche se lultimo non porta il suo visto). Ma ai pm Natoli ha detto che la sua sarebbe stata unattività autonoma, senza alcuna interferenza da parte dellassessore alla Sanità Augusto Battaglia. Lingegner Speranza, invece, sarebbe stato incaricato della compilazione sulle tracce dategli da Marotta. Quando nella seconda metà di novembre divenne evidente che lunica offerta pervenuta era quella della Capodarco, sulla vicenda furono presentati due esposti, uno alla Commissione Europea, laltro allAutorità garante della concorrenza. Fu allora che si dimise lex presidente della Lait, Narduzzi.
Lo scorso 13 febbraio i magistrati convocarono Battaglia a piazzale Clodio per ascoltarlo come persona informata sui fatti, soprattutto dopo le voci su un possibile conflitto di interessi che lo avrebbe visto protagonista, visto che 40 anni fa sarebbe stato tra i fondatori della Capodarco. Lassessore ha ammesso di aver avuto a che fare con la cooperativa che si occupa di volontariato, ma ha negato di aver mai avuto ruoli al suo interno. Due realtà ben distinte, secondo Battaglia, le cui attività non possono condizionarsi lun laltra.
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