Appassionata «Rossella» La prima donna a fare il medico

RomaChi l’ha detto che il feuilleton è un genere da quattro soldi? «Dipende tutto da com’è fatto. E soprattutto dal perchè». Si dichiatra dunque francamente feuilleton -ovvero romanzo popolare, fatto di passioni, vendette e colpi di scena- la nuova serie in onda da stasera per sette puntate su Raiuno: Rossella. «Un grande romanzo popolare all’italiana -precisa Gabriella Pession, indomita protagonista- E cioè una storia appassionata e travolgente che, attraverso una vicenda personale, riesce a dipingere l’affresco di un’intera condizione sociale». In questo caso quella della donna, tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Rossella («L’omonimia con l’eroina di Via col vento è solo casuale», assicura la Pession) è l’adorata figlia d’un nobile austero e retrogrado; «nata e cresciuta nella bambagia, non conosce il mondo vero che c’è al di fuori del suo ricco palazzo». Ma è anche una ragazza sensibile: quando, spinta dalla passione per un giornalista senza scrupoli (Giuseppe Zeno) e sull’esempio d’una madre dal passato anticonvenzionale (Monica Guerritore) abbandonerà la casa avita, Rossella dovrà misurarsi con la povertà e la sofferenza, troverà un nuovo amore in un fascinoso medico (Danilo Brugia), «e soprattutto realizzerà la sua massima ambizione -spiega l’attrice- Divenire una delle prime donne medico in Italia». Perchè questo è lo scopo della serie, diretta da Gianni Lepre: «Raccontare, attraverso il mezzo accattivante del feuilleton, il lento, tortuoso e faticoso cammino dell’evoluzione femminile». Pur appartenendo al suo tempo, dice la protagonista, «Rossella è una donna che ragiona con la propria testa. Ha il coraggio di assumersi la responsabilità di azioni, per quell’epoca, scandalose. Va via di casa, si unisce a un uomo dalla fama dubbia, intraprende un mestiere estraneo alle donne. E preferisce affrontare dolori, piuttosto che rinunciare alle proprie ambizioni». Una sorta di proto-femminista? «Senza alcuna componente anti-maschile, però. Rossella rimane donna; e donna sempre affascinata dall’uomo». Vagamente ispirato alla storia di Sibilla Aleramo, e dell’ibseniana di Casa di bambola, già pronta ad una seconda, eventuale serie («La storia di una donna simile potrebbe prolungarsi per decenni»), e con la curiosità della stessa Pession in veste di cantante (nei titoli di coda interpreta Donne come noi, di Pino Donaggio), Rossella «è fiction pura. Nel senso che non si vergogna di ricorrere a tutti gli elementi classici della narrazione romanzesca: amori folli, figli abbandonati, cattivi senza mezze misure.

So bene - scuote la testa la Pession- che fra gli attori, sopratutto di cinema, la fiction è considerata con scetticismo. La trovo una sciocca forma di snobismo. Nessun attore può ignorare l’enorme potenzialità divulgativa di questo genere. Mia madre ha tre lauree; ma quando una fiction è fatta bene, non se ne perde una puntata».

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