An applaude il colonnello e critica il capo: «Toni stonati»

RomaColonnelli e tenenti non la mandano giù con facilità. L’affondo del generale rimane un po’ sullo stomaco. Lo testimonia un applauso. Un applauso sentito, accompagnato da pacche qua e là, che saluta l’ingresso di Maurizio Gasparri in sala, dove la Direzione nazionale è chiamata ad approvare i regolamenti in vista dell’ultimo Congresso pre-Pdl. Perché al di là delle frasi di circostanza, dei distinguo del caso, dei pompieri pronti a spegnere la miccia, dentro Alleanza nazionale qualcuno fatica a nascondere il mal di pancia. Nessuno esplode, nessuno protesta in maniera aperta contro il leader di lungo corso, ci mancherebbe. Ma sotto traccia, l’insofferenza si nota.
Non è certo la prima volta che il partito esprime una posizione differente dal capo. E viceversa. Vedi dibattito sulla fecondazione assistita, rinnego in toto del fascismo «male assoluto», aperture sul fronte islam e immigrazione. Ma sul caso Englaro (al momento della morte di Eluana «ho pensato alla mamma ed al papà, perché credo che nessuno più dei genitori possa voler bene ad un figlio», dichiara il presidente della Camera in serata al Tg1), oltre alle distanze con i ministri aennini, è il tono usato da Gianfranco Fini per stigmatizzare le dichiarazioni di Gasparri, definito «irresponsabile», a bruciare. Anche perché, fa notare un parlamentare, «lo strumento stona». Ovvero, una nota ufficiale, diramata da Montecitorio - e non una tirata d’orecchie via telefono o fatta trapelare - in cui si invita (si fa per dire) il capogruppo del Pdl a Palazzo Madama a «tacere». Reo di aver detto che peseranno «per sempre le firme messe e le firme non messe». Come a dire, rivolgetevi al Quirinale.
Una presa di posizione inaccettabile, per Fini, che di continuo puntualizza il rispetto assoluto che merita ogni singola scelta di Giorgio Napolitano. E che ieri, sempre al Tg1, ribadisce: «Occorre innanzitutto rispettare il ruolo che ognuno ha: la maggioranza rispetti l’opposizione, l’opposizione rispetti il governo, tutti rispettino le istituzioni della nostra Repubblica, a partire dal capo dello Stato».
Fin qui, nulla di nuovo. Ma la domanda che circola in casa An è questa: a che titolo parla Gianfranco? Da presidente della Camera o da nostro leader? Sta tutto qui il rebus, per molti irrisolto. Non per Altero Matteoli: «Ha parlato da presidente della Camera e non da leader di partito. Ha sempre dimostrato sensibilità istituzionale molto forte, garanzia non solo per An ma per tutti».
Intanto, però, «stupisce» l’asse con il Colle. Già, «sembra che Fini sia diventato Napolitano-dipendente», con una «strana sintonia tra un ex comunista e un ex missino», commenta un deputato del Pdl. Ma tant’è. Al Jolly Hotel La Russa detta i tempi.

Media, apre i lavori con un minuto di silenzio per Eluana e sottolinea: ora «è un dovere di tutti abbassare i toni». Via libera alla data dell’ultimo congresso, poi pranzo a tre, reggente insieme a Gasparri ed Alemanno. Nel menu, la mozione del 21 marzo. «E chissà cos’altro», aggiunge il solito maligno.

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