da Roma
Toccherà oggi al «premier ombra», Walter Veltroni, dare la linea della nuova opposizione nellaula di Montecitorio.
Sarà «un intervento importante», ha anticipato il leader del Pd, che ieri non ha voluto dire neppure una parola a caldo dopo il discorso della corona di Silvio Berlusconi. Ma che ci sia «unaria nuova», da «respirare a pieni polmoni», non lo dice solo Berlusconi. Lo riconosce Piero Fassino, che ieri, parlando a nome del Pd, ha aperto la strada alla nuova opposizione «dialogante» col Berlusconi IV, di cui «apprezziamo il tono sobrio e rispettoso delle opinioni» e con il quale «siamo pronti al dialogo sulle riforme e la modernizzazione del Paese». Quando ci saranno possibilità di convergenza, ha detto lex leader dei Ds, «non avremo imbarazzi nel dichiararlo, così come non avremo timidezze nel dire di no in caso contrario». «Non le daremo la fiducia - ha concluso - ma questo non significa che ci sarà alcuna ostilità pregiudiziale, né che ci arroccheremo in unopposizione sorda e miope». Per le intese istituzionali necessarie «siamo pronti». E Berlusconi sorride, annuisce, applaude.
Bastava ascoltare i commenti di deputati e dirigenti del Pd che sciamavano dallaula dopo lintervento del premier, per capire quanto sia cambiato il clima. «Magistrale, il diavolo tentatore», sogghigna lex ministro cattolico Beppe Fioroni. Ermete Realacci gli appunta la medaglia: «Oserei dire che si è inveltronito, sembrava Walter», e un complimento maggiore non potrebbe farglielo. Per Pierluigi Bersani, il Cavaliere sembrava proprio «il pifferaio magico di Hemlin», e ora il problema dellopposizione sarà «resistere alla tentazione di ballare alla sua musica». «Bravo, bravissimo», dice il ministro ombra Andrea Martella. Il rutelliano Giachetti non ha dubbi: «Berlusconi è luomo più simpatico dItalia, lo penso e lo dico da tempi non sospetti: e stavolta ci renderà difficile fare a testate, molto difficile».
Già, l«aria nuova» affascina, inebria, dà un po alla testa. Il dalemiano Nicola Latorre mette in guardia: «Il discorso di Berlusconi è stato di unabilità politica straordinaria, basti pensare a quel capolavoro di formulazione sul federalismo fiscale sì, ma solidale. Ma bisogna stare attenti, perché ho visto dalle nostre parti la tendenza a uninterpretazione entusiastica un po impulsiva. Ci vuole la capacità di discernere e di sottolineare come poi i contenuti siano assenti o negativi: su Alitalia non ha detto una parola, vi pare possibile?». Un allarme che la dalemiana Velina Rossa rilancia in chiaro, prendendosela con le eccessive aperture di Fassino: «Non è possibile che lunico vero intervento di opposizione sia venuto dallUdc Tabacci e non dagli esponenti del Pd».
Lofferta del dialogo è sul tavolo, i dossier sulle intese possibili (riforme dei regolamenti, statuto delle opposizioni, legge elettorale europea, Rai) sono già allesame dei rispettivi sherpa. Ma quella che si apre davanti al Pd è una strada insidiosa e piena di trappole. Veltroni lo sa bene, e ieri ha riunito il neonato coordinamento politico del Pd, che riunisce i big del nuovo gruppo dirigente (Franceschini, Bersani, Fioroni, Letta, Gentiloni, i capigruppo parlamentari) per valutare e calibrare le prossime mosse. E tra le mura del loft la preoccupazione era forte.
Perché, come ha sottolineato subito Enrico Letta, lunico «alleato» del Pd, Di Pietro, «si è subito infilato nel varco che abbiamo lasciato aperto». Lex pm descrive sarcastico il Pd come una «mosca» che sta per cadere nellappiccicosa rete tessuta dal «ragno Berlusconi» col suo discorso «pieno di ma anche». E avverte: se loro (il Pd) sono pronti a fare lopposizione di Sua maestà, qui fuori restiamo noi: «Da oggi deve essere chiaro che esiste unopposizione forte e decisa, senza compromessi: quella di Italia dei valori». Un discorso minaccioso per il Pd di Veltroni, perché «tra meno di un anno si rivota», sottolinea un dirigente del loft, e «noi rischiamo di regalare tutto il voto anti-berlusconiano a Di Pietro e alla Sinistra».
La strategia della mano tesa di Berlusconi, insomma, «per noi può essere più un rischio che unopportunità», avverte il veltroniano Andrea Orlando.
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