Pietro Acquafredda
da Roma
Riccardo Muti, seduto in secondo fila al Teatro Nazionale di Roma, non le ha tolto gli occhi di dosso neanche per un istante. Sua figlia Chiara, attrice, lunica in famiglia a seguire le orme paterne e materne, per la prima volta rivestiva un ruolo impegnativo anche per unattrice in carriera, protagonista della nuova opera da camera di Azio Corghi intitolata semplicemente Pia, nome brevissimo e soave, accidentato da due punti interrogativi, il cui libretto il musicista medesimo ha ricavato da una pièce teatrale giovanile, assai intrigante, Il dialogo nella palude, di Marguerite Yourcenar.
Ora quella pièce, ricca di una drammaturgia originale ed efficace, è diventata unopera, con lausilio di un ristretto ensemble strumentale - solo archi, un oboe e infinite percussioni - affiancato dalle voci dei Swingle Singers, che seguono passo passo lo svolgersi della vicenda, ora sottolineando, ora dipingendo, ora commentando come solitamente si domanda agli efficaci interventi vocali dei Swingle Singers. I protagonisti sono due attori: la Muti ed il suo bravissimo partner Gianpiero Bianchi, nel ruolo del vecchio marito geloso, Lorenzo, con un contorno di figuranti/mimi. Ad ambedue, ma specie a lei, Chiara-Pia, si chiede di recitare fra sogno, immaginazione, realtà; ma anche di declamare ritmicamente alcuni passaggi cruciali, e perfino di cantare con un passaggio che deve risultare naturale, per nulla artefatto, dalla recitazione al canto.
Su uno scarno palcoscenico si fa avanti un vecchio mendicante, Lorenzo, che riconosce quel luogo come la Maremma dove aveva mandato a morire la sua amatissima Pia. Poi appare Lei. La Yourcenar non rivela se trattasi di un fantasma o di una persona in carne ed ossa che dice di vivere felice accanto al suo amato Simone, in quel luogo desolato. E quando la storia si conclude, dopo lintenso e suggestivo dialogo fra i due nella palude, con luscita di scena di Pia che ordina di dare pane, vino ed una rosa al mendicante, non siamo in grado di saperlo con esattezza.
Alla fine dellopera applausi generosi e meritati per tutti, compresi il regista Valter Malosti, lo scenografo Paolo Baroni e la costumista Patrizia Tirino e soprattutto il direttore Vittorio Parisi, che ha diretto egregiamente gli strumentisti dellOpera di Roma, pur sentendo sul collo il fiato di Riccardo Muti. «Un bello spettacolo dinsieme.
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