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Applausi e coro «Fratelli d’Italia» dei cittadini emiliani davanti alla caserma: «I militari ci difendono, non devono essere puniti» Sassuolo, inno di Mameli per i carabinieri Corteo di solidarietà ai militari dopo il caso del clandestino picchiato.

Applausi e coro «Fratelli d’Italia» dei cittadini emiliani davanti alla caserma: «I militari ci difendono, non devono essere puniti» Sassuolo, inno di Mameli per i carabinieri Corteo di solidarietà ai militari dopo il caso del clandestino picchiato.

Gianluca Pedrazzi

da Sassuolo (Modena)

Passa il lungo corteo. Cittadini che sfilano, mentre dalle finestre delle case e dei palazzi arrivano applausi. Gente semplice, che ha sfidato la tormenta di neve per sostenere i carabinieri e chiede una cosa sola: «Sicurezza e rispetto delle leggi». Passa il corteo e la bimba dentro il bar con i genitori che la tengono per mano chiede al padre: «Papà, cosa fa tutta quella gente?». «Sono persone che vogliono bene ai carabinieri», risponde lui con parole dolci e con gli occhi lucidi. Così in silenzio, con le rispettive famiglie, dietro un’anonima vetrata, come due tra i tanti, i due carabinieri coinvolti nel video-choc del fermo di un immigrato diventato poi un caso nazionale e costato ad entrambi il trasferimento, hanno assistito ieri mattina all’atteso corteo organizzato dai cittadini a difesa del loro operato. In quasi un migliaio hanno sfilato, con le bandiere tricolori in testa, per le strade di quella che viene considerata la città «capitale della ceramica», per manifestare la solidarietà ai due militi coinvolti nell’arresto del maghrebino, il 19 febbraio scorso. «I carabinieri che ci difendono e che in un Paese garantista come il nostro sono stati trasferiti prima ancora che venisse aperto un procedimento disciplinare o prima di sapere se sarà aperto un procedimento penale nei loro confronti», hanno ricordato e lamentato in molti.
Una manifestazione caduta in un momento di particolare tensione nel Modenese, provincia scossa dai molti problemi dell’immigrazione. E soprattutto dall’omicidio, tre giorni fa, del commerciante pavullese Claudio Venturelli, 40 anni, assassinato da un tunisino di 19 anni arrestato la notte successiva alla stazione di Parma, mentre tentava di dileguarsi dopo una rapina che lo aveva visto razziare solo alcuni cellulari. In prima fila a Sassuolo ha sfilato anche il legale dei due militari trasferiti cautelativamente a Bologna, Enrico Aimi, pure consigliere regionale di Alleanza nazionale, che alla fine del corteo ha incontrato i due carabinieri trasferiti. «È stata una bella testimonianza - ha detto l’avvocato Aimi - di solidarietà e di sincero affetto a tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine. I due carabinieri che assisto ovviamente hanno apprezzato questo gesto di un’intera città, e forse è stato il ringraziamento più bello che potessero ricevere dopo tredici anni di servizio al Radiomobile, spesi al servizio della comunità».
La gente, tra cui esponenti dei quattro partiti della Casa delle libertà e rappresentanti dei sindacati di polizia, ha gridato slogan di solidarietà alle forze dell’ordine e altri cittadini alle finestre hanno plaudito il corteo, che è stato pacifico e composto e ha poi raggiunto il comando dell’Arma. Qui divisi da un cancello che separa la caserma dal resto della città, i manifestanti rivolti verso i carabinieri hanno intonato l’inno di Mameli, con alcuni cori a favore dei militari. Prima del discorso finale è stato osservato anche un minuto di silenzio in ricordo del commerciante di Pavullo, ucciso con quattro coltellate da un immigrato diciannovenne durante un tentativo di rapina avvenuto giovedì scorso.
E proprio a Pavullo, poche ore dopo il corteo sassolese, gli studenti delle scuole hanno dato vita autonomamente a una manifestazione che, dopo essersi fermata davanti alla saracinesca del negozio del commerciante ucciso (ora diventata un muro di fiori e messaggi di solidarietà) ha attraversato con striscioni la cittadina frignanese. «Non possiamo tacere, ma urliamo in silenzio. No alla violenza, sì alla legalità», è stato il lunghissimo striscione con cui oltre un centinaio di studenti ha aperto il corteo. «Voglio solo che sia fatta giustizia e che la condanna che attende chi ha ucciso mio figlio sia fatta rispettare fino all’ultimo giorno. Non voglio rivedere il suo assassino in libertà tra qualche anno. Sarebbe un altro colpo mortale per me e una sconfitta per tutta la gente onesta», ha fatto sapere Lella, l’anziana madre di Claudio Venturelli. Anche nella cittadina dell’Appennino migliaia di firme di gente che vuole «legalità e sicurezza» e difende l’operato delle forze dell’ordine.

Oggi in tanti daranno l’ultimo saluto al commerciante ucciso.

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