Orari di lavoro eccessivi, a volte per sette giorni a settimana, dormitori superaffollati, lavoratori che non hanno ancora compiuto la maggiore età, lunghissime ore in piedi fino a non riuscire a camminare, nessuna considerazione per le condizioni di salute e per i materiali nocivi utilizzati nella produzione. Sono queste le condizioni dei lavoratori che assemblano gli iPad e gli iPhone per conto della Apple in Cina, secondo una lunga inchiesta pubblicata ieri dal New York Times. La Apple, principale committente di prodotti che ne hanno decretato linarrivabile successo degli ultimi dieci anni (utili a 13 miliardi di dollari), non ha voluto replicare ufficialmente. Le accuse non sono nuove.
Larticolo parte dallesplosione del maggio scorso in una fabbrica della Foxcom a Chengdu, nel sud della Cina, in cui morirono almeno due persone, e molte altre rimasero ferite. Ma quello non fu lunico episodio, ricorda il Nyt. Due anni fa, 137 operai in una fabbrica di fornitori della Apple rimasero feriti dopo che gli fu ordinato di usare una sostanza chimica per pulire gli schermi delliPhone. I dirigenti della Apple assicurano che la società ha fatto molti progressi per migliorare le fabbriche negli ultimi anni, dotando i fornitori di un codice di condotta che definisce le norme in materia di lavoro, misure di sicurezza e altre regole. Ma, dai rapporti che la stessa società di Cupertino ha reso pubblici, risulta che dal 2007 oltre la metà dei fornitori ha violato almeno una delle norme previste dal codice. Linchiesta verte con unattenzione particolare alla Foxconn, se non altro perché è la più grande fabbrica della Repubblica Popolare, entrata nelle cronache per una «epidemia» di suicidi tra i suoi dipendenti, ha il suo centro a Chengdu, nella provincia del Sichuan. La Foxconn si difende negando di «maltrattare gli operai». Daltro canto, la Apple ha varato un codice di condotta aziendale che vieta di servirsi di fornitori che impongano condizioni disumane ai dipendenti.
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