Gianluigi Nuzzi
da Milano
«Appropriazione sistematica del denaro di Confcommercio». Usa parole durissime il gip di Roma Orlando Villoni nel decreto che motiva il sequestro dei beni trovati a casa Billè nellinchiesta per appropriazione indebita. Nel lussuoso appartamento, una casa museo di oltre 200 metri quadrati in via Ara Coeli, gli inquirenti sono tornati anche oggi a sigillare decine di quadri, tele del 700, comprati allasta con denaro di Confcommercio. E poi alto antiquariato, mobili toscani, madie, cassettoni, specchiere, pezzi dargenteria. Una lista sterminata di beni. Centinaia di pezzi dal valore ancora imprecisato (forse due milioni di euro), per un sequestro che sembra non finire mai. I finanzieri hanno iniziato lunedì e domani saranno di nuovo lì a catalogare con cura gli oggetti sequestrati.
Lindagine marcia spedita. Nel mirino i vertici di Confcommercio, 13 i dirigenti indagati tra i quali i vice presidenti Carlo Sangalli e Ferruccio Dardanello, e anche limmobiliarista Stefano Ricucci per la compravendita «fittizia» del palazzo di via Lima a Roma. E gli inquirenti attribuiscono un ruolo sempre più centrale a Billè. È stata sequestrata una nota del 13 settembre 1996 con la quale il leader dei commercianti indicava conti correnti riservati sui quali accreditare i contributi dei fondi previdenziali. Tutto ruota infatti sulla convenzione stipulata nel 1995 tra la Confederazione, la Confetra (Confederazione generale italiana del traffico e dei trasporti) e la Fendac (Federazione nazionale dirigenti aziende commerciali). Si decise infatti di destinare alle confederazioni dei datori di lavori firmatarie dei Contratti collettivi nazionali di lavoro, come quota, alcuni contributi integrativi versati dalle aziende. Questi contributi arrivavano quindi da due fondi (Fondo previdenza Mario Negri e quello della Fasdac) ma «in realtà non vennero mai versati - scrive il gip di Roma Orlando Villoni nel decreto di sequestro - direttamente allassociazione», visto che Billè in persona «nel comunicare ai fondi gli estremi del conto corrente su cui effettuare i trasferimenti non indicava un conto ufficiale di Confcommercio, bensì uno a lui intestato quale Presidente pro tempore della confederazione». Una volta girati su questo conto finivano in gran parte nelle casse dellEgap per poi venire dirottati in emolumenti o gestiti per spese personali. Del resto per laccusa erano state approvate apposite delibere per consentire di stornare le somme. «Il meccanismo giuridico sembra essere stato fin dallorigine preordinato al fine di stabilire le condizioni per la sottrazione alla Confcommercio di gran parte delle somme versate dalle aziende tramite i fondi previdenziali; i contributi sono, infatti, sempre stati accreditati sul conto del presidente dal quale poi sono stati trasferiti, ma solo in minima parte, allassociazione (circa 3 milioni di euro lanno a fronte di contributi ricevuti per oltre 17 milioni)». Poi il gioco era relativamente facile: «La creazione del fondo occulto di dimensioni ingenti nellesclusiva disponibilità del presidente ha consentito al Billè e agli altri indagati di appropriarsi in maniera sistematica del denaro di pertinenza dellassociazione; il tutto alloscuro dei suoi organi dirigenti» o degli amministratori che non percepivano oboli extra.
Argomenti che torneranno oggi allassemblea di Confcommercio fissata per oggi. Cresce infatti la cosiddetta fronda dei Gracchi, una fazione anti-Billè con un gruppo di delegati che non voteranno il bilancio della confederazione e potrebbero arrivare a una mozione per chiedere le dimissioni del presidente autosospeso. «Lautosospensione temporale decisa da Billè - afferma Giovanni Bort, presidente dellAscom di Trento - è una formula non prevista dallo statuto della Confcommercio, vogliamo sapere cosa significa, sarà un gesto simbolico, ancora più simbolico se è a tempo». Laltra questione riguarda proprio il fondo occulto del presidente.
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