Neustift - Ottimismo sì, presunzione no. Le parole d’ordine nel ritiro delle Furie rosse con vista mozzafiato sulle montagne del Tirolo sono rispetto degli azzurri e grande concentrazione. A Luis Aragones non interessano i dati sul tenore di vita dei due Paesi o se Berlusconi sia meglio di Zapatero. Il saggio di Hortaleza, alla soglia dei settanta anni e di un’esperienza al Fenerbahce, preferisce parlare solo di calcio. Senza rinunciare al paradosso. Azzurri svantaggiati perché manca Gattuso? Aragones non ci crede, anzi ribatte: «Se Gattuso è un punto di riferimento per una squadra di calcio, allora io sono un sacerdote. Lui è un lavoratore del centrocampo, l’assenza che pesa davvero è quella di Pirlo: lui sì che è importante nella creazione del gioco. In ogni caso, chi andrà in campo darà il massimo».
In fondo è pur sempre la squadra campione del mondo. Secondo un sondaggio di Marca, il 52 per cento degli internauti danno per favoriti proprio gli azzurri. «Hanno superato il primo turno con difficoltà, è vero, ma quando li trovi davanti in sfide dirette è dura», sottolinea Aragones. «Ma stavolta non possiamo fallire», è il refrain di un gruppo «affamato» di successi. «E con il pallone tra i piedi, la Spagna è molto meglio dell’Italia», dice spavaldo il gioiellino Fabregas, che per l’abbondanza è addirittura costretto a fare da spettatore.
Aragones ha una rosa ampia, ha una generazione di fenomeni e ha avuto pochi dubbi sulla squadra titolare. Le cifre della prima fase attestano una Spagna in salute. Eppure più che gli azzurri («dei quali bisogna dimenticare titoli e tradizione, domenica si imporrà chi è più convinto»), il ct spagnolo teme la sua squadra, quella paura di non farcela che blocca sempre la Spagna nei momenti decisivi, facendone la grande incompiuta del calcio. «Ho detto alla squadra che deve mantenere lo spirito vincente che ci ha portato fin qui. Credo che l’Italia ci lascerà l’iniziativa per tentare di colpirci in contropiede, sta a noi trovare le contromisure giuste». Ieri, poi, Aragones ha voluto parlare a quattr’occhi con Sergio Ramos. «Gli ho detto che quanto più sei un grande calciatore - ha spiegato -, tanto più devi tenere in ordine la tua vita in campo e fuori. Il problema è che nella sua vita privata a volte fa cose che non dovrebbe».
Intanto in campo si preannuncia uno scontro fra due modi diversi di vedere il calcio: «Gli azzurri hanno uno stile molto più difensivo – spiega Aragones –, esattamente il contrario di noi, ma ciò non vuol dire che non siano una grande squadra. E poi il pericolo principale da annullare è Luca Toni, che è molto bravo di testa e noi soffriamo questo tipo di giocate. Però sono un selezionatore e, come altri miei colleghi, sono convinto di essere alla guida della miglior nazionale del mondo».
Che con il successo sulla Grecia è arrivata a nove
vittorie consecutive. «Ma loro hanno il portiere più forte del mondo», dice di Buffon il collega Casillas, che non ha mai risposto all’sms di Cannavaro inviato subito dopo la qualificazione azzurra. Semplice dimenticanza?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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