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Arbitri Collina «dimezzato» Costi raddoppiati

Collina dimezzato. È quanto scaturisce dall’intervista concessa da Marcello Nicchi, il grande capo dell’associazione arbitrale, a Stadio Sprint: «In seguito alla divisione della Lega di A da quella di B, presenterò al presidente Abete un progetto che prevede la formazione di due commissioni con apparati distinti l’uno dall’altro sul piano organizzativo, amministrativo, tecnico, sanitario». E ancora: «Dovremo valutare il numero dei direttori di gara, degli assistenti, dei preparatori e così via. Noi siamo pronti, toccherà alla Figc prendere la decisione definitiva». Nicchi ha parlato di un rendez-vous a fine stagione. In realtà s’è già discusso a più riprese e a vari livelli di questo disegno che, in una bozza iniziale, lasciava spazio anche al sorteggio integrale. Poi ripudiato. Ma non è detta l’ultima parola, i presidenti peones premono. S’è trattato anche di un passaggio importante sotto l’aspetto politico. Il presidente degli arbitri, che fino a qualche tempo fa nicchiava (!) sulla creazione di un nuovo organo tecnico, ha sgomberato il campo da ogni supposizione. «Così potrà sistemare un’altra decina di fedelissimi», il commento di un grillo parlante.
Ci saranno quindi arbitri di Serie A e arbitri di Serie B con due designatori diversi che a loro volta si avvarranno di propri collaboratori e consulenti, dai vice ai segretari, dai medici ai preparatori atletici, forse anche agli osservatori. Di qui il ridimensionamento di Collina che, sempre se confermato, si troverà a gestire solo il gruppo di arbitri e assistenti ritenuti all’altezza di dirigere le partite del massimo campionato. Ovvio che a queste condizioni il suo compenso attuale, pari a 500mila euro annui, sarà ridotto di una buona fetta.
Impossibile dire oggi se il progetto, che al momento non incontra l’unanimità in consiglio federale, porterà dei miglioramenti. Di sicuro aumenterà le spese di un settore che già oggi si regge sull’assistenza economica della Lega di Milano e fa storcere il naso a quanti auspicano un ritorno degli arbitri alle dirette dipendenze della Federcalcio. Ma le questioni non si fermano all’aspetto economico e politico. C’è dell’altro, a cominciare dal numero dei fischietti. Oggi ne bastano 37 per gestire i due campionati, domani ne servirebbero almeno 25 in A (ricordiamoci del quarto uomo) e una trentina in B. Aumenterebbero anche gli assistenti, al momento sono 84, in futuro potrebbero essere più di 100. In discussione anche i tempi delle promozioni per evitare di portare in A arbitri con un’età media superiore a quella dei colleghi stranieri. C’è poi da chiedersi cosa comporterebbe la divisione nella maturazione degli arbitri. Con il regolamento attuale il designatore può mettere subito alla prova i fischietti in arrivo dai campionati Pro, in prospettiva non sarebbe più così. Ma è forse il male minore visto che Collina fa arbitrare il 70% delle partite della massima serie a una quindicina di adepti, non di più. Con i risultati che ben conosciamo. Di qui comunque la necessità di cambiare usi e costumi con una graduatoria interna che non dovrebbe prevedere solo promozioni e dismissioni, ma anche retrocessioni per ragioni di ordine tecnico.
Nel suo intervento televisivo Nicchi ha anche lasciato intuire un salto di qualità nei rapporti con i dirigenti. A Marotta, amministratore delegato della Sampdoria, ha detto: «Non so cosa sia successo a Parma e perché l’arbitro abbia cambiato idea sul rigore. Ne parleremo e le faremo sapere». Retorica invece la frase sulla necessità di far crescere in pace la categoria. Il discorso può valere per i giovani, come Peruzzo, Doveri e Valeri. Ma non ci azzecca nulla con Rizzoli, Rosetti e Rocchi. C’è un limite anche all’umana sopportazione. A quando un’ammissione di colpa? L’ha fatto perfino Ciccio Ovrebo.

Il settore ci guadagnerebbe in simpatia e credibilità.

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