Claudio De Carli
I numeri uno la pensano così: se su un pallone conteso in pochi centimetri fra attaccante e portiere ricevessimo un minimo di attenzione da parte degli arbitri, forse non ci sarebbero tutti questi colleghi ricoverati. E se lattaccante, che nel ventaglio delle ipotesi ha anche quella di guadagnarsi un rigore, non venisse premiato dagli arbitri, a nessuno verrebbe in mente di proporci un caschetto protettivo per giocare a calcio.
Sebastien Frey si era infortunato nei minuti finali contro la Juventus in uno scontro con Zalayeta. Gennaio 2006, coppa Italia, 4-1 per i bianconeri. Uno si chiede dove abbiano la testa i portieri: cosa cera da salvare? La porta già violata quattro volte?
Veramente nei momenti successivi linfortunio, a Frey era stato rivolto un quesito diverso: ti fai operare subito o vuoi attendere ulteriori accertamenti?
Un trauma contusivo alla tibia, con lesione da stiramento ai legamenti del crociato posteriore e collaterale del ginocchio sinistro, non dava molte alternative, ma si chiede sempre allinteressato cosa voglia farne delle proprie ossa. Almeno questo. Lintervento è stato eseguito dal professor Jaeger presso la Clinica Universitaria di Strasburgo, tecnicamente riuscito, stagione finita. Adesso il francese è tornato, parla di quanto è successo a Cech e Cudicini e chiede agli arbitri di essere tutelato maggiormente: «Serve più protezione e severità. Chi ha commesso il fallo su Cech non è stato neppure ammonito, sono daccordo con Cudicini che accusa la classe arbitrale, è tutta colpa loro. Mi pare esagerato ipotizzare uno sciopero della categoria - prosegue -, però bisogna fare qualcosa. Non voglio credere che chi entra in area voglia far male apposta ma, forse, cè troppa ricerca del contatto per guadagnare un rigore. E in quanto alle ammonizioni, dovrebbero servire soprattutto a debellare il gioco violento». Gli ha già risposto Luigi Agnolin, Commissario straordinario dellAia: «Le espulsioni in queste prime sei giornate di serie A sono state 28, 16 per doppio cartellino giallo, due per condotta gravemente sleale e dieci per gioco violento».
Dato questultimo che non sembra particolarmente feroce, non indica un incremento degli interventi fallosi o violenti, e blocca la linea della nostra classe arbitrale sui vecchi regolamenti: avanti così. Eppure sempre dallInghilterra arriva un nuovo invito agli arbitri, questa volta da parte di Thierry Henry: «Mi piacerebbe che la partita di calcio fosse più simile a quella di rugby, dove si può parlare con larbitro. Quando mi rivolgo a loro non ottengo risposta e questo è sempre molto difficile da accettare».
Più propensa ad estrarre un cartellino rosso per una frase pesante che per un intervento violento, priva di fair play come il resto dei protagonisti, muta davanti a tutto, la classe arbitrale si difende fischiando, vorrebbe sparire allinglese, ma non è questo il momento: «Cerchiamo di applicare il regolamento dellInternacional board nel modo più assoluto possibile - risponde nel più assoluto anonimato un arbitro di serie A -. Noi non abbiamo la possibilità di interpretare». E forse il punto sta proprio qui.
Nicola Saia è stato assistente in serie A e B per quasi un decennio e la categoria la difende così: «Nego nel modo più assoluto che sia venuto a mancare il fair play nel calcio. Nel 99 per cento dei casi, dopo un incidente, la palla viene messa in fallo laterale, e eviterei distinzioni fra compagni e avversari dellinfortunato. Per mia esperienza posso solo assicurare che spesso il fallo violento non viene percepito nella sua gravità, intendo il fallo che porta allinfortunio grave. Si ha una dimensione diversa solo quando viene isolato dal suo contesto in una moviola serale. E non ne ricordo di volontari. Ma qual è la dimensione reale, quella del campo o quella televisiva?».
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