Area C, tregua sul giovedì Centro aperto alle 17 e 30

C’è chi propone un corteo da Palazzo Marino fino alla casa del sindaco, chi preferirebbe celebrare «la morte del commercio» dal 16 gennaio, primo giorno della congestion charge, listando le vetrine del centro a lutto. E non sarebbe una bella foto ricordo da offrire ai turisti che visitano la Milano dell’Expo. Il Coordinamento dei commercianti del centro contro Area C ha raccolto già 2mila adesioni. E domani alle 13 si riuniranno alla spazio Bossi Clerici per decidere le nuove azioni di protesta. In fondo al tagliando per iscriversi al comitato (o attraverso il sito internet) negozianti e bar hanno scritto le proposte per contestare e correggere Area C. Alla voce poteste, i più agguerriti sono pronti a seguire l’esempio dei camionisti in autostrada. «Blocchiamo il traffico in circonvallazione, se pensano di aver risolto il problema del traffico in centro creiamo il caos fuori». Più soft «spegnere le luci dei negozi la sera per una settimana» o «promuovere una petizione da consegnare al sindaco, non solo firme ma i timbri delle attività, che non possono essere falsificate e rappresentano posti di lavoro».
Alla voce proposte, vince ovviamente «abolire Area C». Ma anche i rappresentanti dei commercianti cercano una mediazione possibile tra gli «estremisti» e il Comune. Danno ormai per scontato che la richiesta del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli abbia fatto centro. Chiedeva per i «giovedì dello shopping» al via da metà marzo lo spegnimento delle telecamere alle 17.30. Non è ancora ufficiale, ma sembra che l’asse con il sindaco Pisapia e l’assessore al Commercio abbia vinto le resistenze di quello ai Trasporti Piefrancesco Maran. Anche perché, i mediatori hanno fatto presente che senza questa concessione le aperture prolungate il giovedì fino alle 22.30 rischierebbero il flop totale. Per attrarre la gente a fare shopping e vedere i musei by night non bastano le feste di via che Comune e Unione del commercio stanno cercando di organizzare per partire il prossimo mese. «Non basta la musica - fa presente il presidente del Comitato Giorgio Montingelli - se poi i milanesi trovano i negozi restano chiusi». E chi da un mese e mezzo vede precipitare gli incassi fino al 50% non ha l’animo di garantire aperture straordinarie senza qualche garanzia. Le telecamere spente due ore prima forse convinceranno anche quell’ala che minaccia il boicottaggio dei giovedì. Un giorno a settimana, il 20% del risultato a cui puntano i commercianti del centro. Perché - riferisce Montingelli, che è anche rappresentante dell’Unione del commercio - i tagliandi consegnati dagli esercizi della zona 1 ma anche da corso Genova o Vercelli che sono fuori dai confini e denunciano gli stessi danni del ticket, chiedono a gran forza lo spegnimento di spegnere le telecamere alle 17.30 cinque giorni su cinque. Qualcuno propone due o tre fasce di prezzo durante la giornata, 5 euro fino alle 11 poi 3 euro dalle 11 alle 17.30. Altri sarebbero più favorevoli alle targhe alterne, almeno i milanesi non rinuncerebbero a superare i confini tutti i giorni.

Il titolare del locale il «Venti» di via Celestino IV, vicino alle Colonne, aperto dalle 7 del mattino alle 2, ha già licenziato due dipendenti su 9. «Uno lavorava da 7 anni e uno da 3 - racconta Gaetano Todaro - ma di giorno siamo vuoti, gli incassi sono calati del 40%. Sto anche valutando di aprire solo dopo le 19.30».

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