Aree, decolla l’ipotesi di acquisto Ma i ritardi sfrattano pure il Papa

«Siccome questo tema è dibattuto da un anno e mezzo, suppongo che non sia un ricominciare da capo, qualunque debba essere la soluzione». Poche parole dell’amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala fanno capire bene come la partita sui terreni di Rho-Pero sia riaperta. E la decisione di puntare sul comodato d’uso, ovvero sull’utilizzo gratuito in cambio dei diritti a edificare concessi ai privati, sia vicina a essere capovolta. Annullando la scelta di cinque mesi fa quando, dopo un’estate di discussioni, l’alleanza tra il sindaco Letizia Moratti e il presidente della Provincia Guido Podestà aveva avuto la meglio sulla proposta del governatore Roberto Formigoni di costituire una nuova società a capitale pubblico per acquistare i terreni. E soprattutto gestire l’urbanizzazione post 2015. Ora sembra sia tutto da rifare. Questione di soldi, con le casse di Provincia e Camera di commercio che piangono e il governo che centellina i finanziamenti. Anche se i 25 milioni di euro per opere e gestione della società stanziati mercoledì a Roma sono stati una bella boccata di ossigeno. «Noi non abbiamo mai escluso la NewCo - ha detto ieri la Moratti, avvicinandosi per la prima volta all’ipotesi Formigoni - Continuiamo a tenere aperte tutte le strade, naturalmente nel rispetto dei tempi perché su questo non possiamo venire meno». Concetto ribadito da Podestà ieri a Formigoni, ma precisando che qualunque operazione dovrà essere fatta senza oneri finanziari per la Provincia. Che per gli enti locali ammontano a ben 680 milioni di euro. E un bel passo del sindaco verso il governatore che ha atteso paziente dall’alto del suo cospicuo bilancio il venir degli altri soci a più miti consigli. La questione, oltre alle risorse, adesso è anche di tempi. «Sono quelli che ci vengono indicati dal Bie - spiega la Moratti - E soprattutto quelli dei lavori che dovranno cominciare secondo il cronoprogramma». E, infatti, è lo stesso Formigoni a chiedere una veloce convocazione dei soci per arrivare a una decisione. «Quando intervengono i privati - ha osservato ancora ieri - devono avere la giusta remunerazione, ma non un euro in più». E dalle sue parole traspare la soddisfazione per un vento che comincia a portare l’Expo sempre più verso il Pirellone. «Stiamo lavorando in sintonia - fa un po’ di melina - per trovare la strada migliore che permetta un’organizzazione certa e di utilizzare al meglio le risorse pubbliche a vantaggio del bene comune».
A mettere i paletti ci pensa ancora Sala. Soprattutto dopo il sospetto che la Regione voglia occuparsi anche della gestione dei cantieri attraverso la sua controllata Infrastrutture lombarde. E allora l’ad di Expo ha dovuto escludere che alla società possa essere tolto il ruolo di stazione appaltante. «Francamente penso di no - assicura - Nessuno dei soci mi ha mai fatto direttamente cenno a questa possibilità, non penso sia così. Penso sia più una tematica relativa alla proprietà o all’utilizzo delle aree stesse».

In ogni caso quello che conta è arrivare al 19 aprile, giorno dell’appuntamento al Bie, con una decisione definitiva. Come richiede l’organismo internazionale. Ma anche perché ormai i ritardi mettono a rischio la grande messa che il Papa dovrà celebrare sui terreni nel maggio del 2012 al termine delle Giornate mondiali della famiglia.

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