Il giallo di un accordo tra il Comune e i Cabassi nel rebus dei terreni Expo. Roba da impazzire. E la tensione tra i Palazzi va alle stelle. «Abbiamo sempre deciso insieme, decideremo insieme anche questa volta», dice il sindaco Letizia Moratti. «Io non romperò l’unità dei soci», risponde il governatore Roberto Formigoni sempre più convinto che la strada dell’acquisto delle aree di Rho-Pero di proprietà della famiglia Cabassi e di Fondazione Fiera sia da preferire al prestito in cambio dei diritti a costruire dopo il 2015. Pace fatta? Nemmeno per sogno, nonostante l’intervento del premier Silvio Berlusconi che in un incontro con la Moratti le avrebbe dato il via libera al comodato d’uso. Anche se ha chiesto a lei e a Formigoni di «non creare altri problemi all’interno del Pdl». Polemica che si fa velenosa. «Evitiamo di tirare sempre in ballo Berlusconi - attacca Formigoni - Ci parliamo in diversi. Non è necessario sventolare questi rapporti. Si abbia il rispetto delle istituzioni».
A complicare il tutto spunta anche il mistero dell’accordo che i Cabassi dicono di avere in tasca. E che vanificherebbe sia l’ipotesi di esproprio, passata in consiglio regionale con voto bipartisan, che l’acquisto che tanto piace al governatore. «Né io né Regione Lombardia abbiamo mai firmato alcun accordo con Cabassi - tuona Formigoni - Cabassi faccia chiarezza: dica con chi ha firmato e riveli il contenuto». Un Accordo di programma dell’ottobre 2008 a cui il Pirellone dice di aver solo aderito nella fase d’avvio. Adesione che «non implica alcuna garanzia sull'esito del percorso. La procedura è ancora in corso e la Regione non ha mai escluso la possibilità di proseguire il percorso avviato, ma a condizione che le soluzioni, oltre a rispettare i principi di congruità economica e trasparenza, siano compatibili sotto il profilo urbanistico e ambientale». Pronta la risposta dei Cabassi. «Nessuno ha mai affermato che Formigoni abbia firmato un accordo con il gruppo». Ma «Cabassi e Fondazione Fiera hanno siglato un accordo con il Comune di Milano il 19 luglio 2007».
E allora arriva la stoccata di Formigoni alla Moratti che a proposito del voto su esproprio e new company in Regione per l’acquisto dei terreni, parla di provocazione. «Altro che provocazione - replica durissimo Formigoni spiegando di voler difendere la dignità del parlamento lombardo, composto da 80 consiglieri eletti in rappresentanza di 10 milioni di cittadini - Il consiglio, a larghissima maggioranza, ha varato una legge e approvato un ordine del giorno». E quando la Moratti gli ricorda la scadenza dell’ultimatum. «Eh no - replica - Io e la Regione abbiamo individuato una strada, sancita da una legge e l’abbiamo proposta agli altri soci. Io non rompo l’unità dei soci. In ogni caso ricordo che è il Comune a dover stabilire il valore delle aree». E se i soci scegliessero un’altra strada? «Non mi opporrei. Ma non potrò mai firmare un Accordo di programma che nasca precondizionato da accordi privati».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.