Aree Expo, nella società d’acquisto prendono quota anche i Cabassi

Un altro stop alle gare dell’Expo, per dare vita a un organismo di sorveglianza interna che controlli le procedure degli appalti e alleggerisca i soci delle responsabilità amministrative e patrimoniali. Lo ha deciso il cda di Expo 2015 in attesa della soluzione sulle aree, che potrebbe arrivare a breve.
Ieri a Palazzo Isimbardi Roberto Formigoni ne ha discusso con Guido Podestà e Letizia Moratti durante un vertice tra Regione, Provincia e Comune. L’ipotesi è che sia Fondazione Fiera che la famiglia Cabassi (ovvero i proprietari del terreno del sito) entrino nella newco, la nuova società a maggioranza pubblica di cui faranno parte anche soci privati. I soci contribuirebbero tutti insieme a incrementare il valore delle aree e i guadagni verrebbero poi redistribuiti.
La copertura finanziaria del pubblico sarebbe spalmata fino al 2015, così da permettere anche a Provincia e Comune di entrare. Inoltre, Comune e Provincia potrebbero entrare con partecipazioni azionarie (ad esempio di Serravalle) invece che con fondi immediatamente disponibili.
Dal cda di ieri arriva anche la notizia che il nuovo amministratore delegato si è tagliato lo stipendio del dieci per cento rispetto al predecessore. Giuseppe Sala avrà un compenso massimo di 400mila euro: 270mila euro fissi più una parte variabile fino a 130mila euro.
In attesa di un accordo definito, il rallentamento delle gare rimanda a settembre i primi bandi del valore di 8 milioni di euro. Il prossimo cda si riunirà il 27 agosto. I bandi, essendo europei, resteranno aperti per sei mesi con l’assegnazione prevista per la prossima primavera e l’inizio dei lavori nell’estate del 2011.
Lo stop alle gare, insieme a un botta e risposta tra il presidente della Regione, Roberto Formigoni, e il neo amministratore delegato Sala, testimoniano l’equilibrio ancora incerto della società. «Sul tema dei terreni io non ho francamente nulla da fare, non è materia della società» dice l’ad, rimandando la palla alla politica. Formigoni replica ricordandogli che la sua è una nomina politica e quindi non si può chiamare fuori come se fosse un direttore generale o un semplice tecnico: «Noi abbiamo nominato lui e il compito di lavorare è proprio dell’ad Sala».
Le difficoltà tecniche principali riguardano le aree di proprietà della famiglia Cabassi. Si tratta di un’area che si sviluppa su una superficie di circa 260mila metri quadrati, quasi tutti compresi all’interno del Comune di Milano. In origine, l’area della famiglia Cabassi si estendeva su una superficie di quasi un milione di euro, tutti gradualmente espropriati.
In occasione dell’Expo i Cabassi hanno firmato con il sindaco di Milano, Letizia Moratti, una scrittura privata in cui si parla di un comodato d’uso gratuito in cambio della possibilità di edificare sulla parte dell’area che tornerà di loro proprietà dopo il 2015.

A questa ipotesi si oppone da sempre la Regione. L’ultimo scenario, che al momento sembra il più realistico, è appunto una società aperta a soggetti pubblici e privati che possa comprare le aree e partecipare a spese, rischi e proventi.

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