Arenaways verso il capolinea dopo lo stop dei grandi soci

Si avvia al capolinea l’avventura di Arenaways, la prima compagnia privata italiana che ha tentato di rompere il monopolio delle Ferrovie dello Stato, anche se il suo fondatore e amministratore delegato, Giuseppe Arena, non ha alcuna intenzione di gettare la spugna. Se sarà nominato un curatore fallimentare, come sembra preludere la decisione del consiglio di amministrazione di giovedì scorso che, a maggioranza, ha deliberato di portare i libri in Tribunale, Arena chiederà la concessione dell’esercizio provvisorio della società.
Per Arena, quella che si è determinata è «una situazione paradossale. Il paradosso - spiega - è nel chiedere il fallimento di una società che ha soldi in cassa, ha sempre pagato tutti gli stipendi ed è titolare di licenze e accordi internazionali per proseguire l’attività». «Io - aggiunge Arena - vado avanti sulla strada che abbiamo intrapreso. Ho già raccolto l’interesse di tre imprenditori, a me più vicini di quelli precedenti, disposti a formare una cordata e a sostenermi. Il servizio di Arenaways - sottolinea Arena - comunque non sarà sospeso».
Non circoleranno, però, nel mese di agosto, i treni del collegamento Torino-Milano, così come era stato previsto prima della decisione del consiglio di giovedì. Saranno regolari i servizi della linea estiva che collega Torino con Livorno e le Cinque Terre e i servizi di treno con auto al seguito sulle linee da Germania e Olanda per Alessandria, Livorno e Trieste (e viceversa).

A spingere i soci di maggioranza (Pier Vincenzo Pellegrino, Andrea Francone e Claudio Sguazzini) verso la fine dell’avventura di Arenaways sono stati i numerosi ostacoli che la società ha incontrato finora nell’avvio del servizio (per esempio, sulla linea Torino-Milano non sono consentite fermate) e quello che lo stesso Arena definisce «il totale disinteresse della politica e delle istituzioni».

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