Massimo M. Veronese
Cristina è lunica che tiene testa al presidente: «Quando litighiamo trema il mondo». Il nonno e la madre erano peronista, il papà no, Peron lo odiava. Lei invece dice: «Evita per me sarà sempre una fata». È bella, appassionata, elegante. Tutto il contrario di Hilda. Silenziosa, solida, materna. Preoccupata più degli altri che di sé almeno a sentire i suoi fan. Non ha vizi, non le piacciono i fronzoli, le piace andare subito al sodo. Ha una sola debolezza: «Evita è quello che ogni donna argentina vorrebbe essere, me per prima». Cristina Fernandez e Hilda Chiche Gonzales, le due Evite, si sfidano in casa luna dellaltra e promettono di sicuro pulizia. La prima, 52 anni, viene dalla città, ed è la moglie del presidente Nestor Kirchner, la seconda, 59, viene dalla campagna, ed è la signora dell'ex presidente Eduardo Duhalde. Si misurano una contro l'altra, una più peronista dellaltra, per un seggio di senatore nella Provincia di Buenos Aires, quasi un terzo dei 26 milioni di elettori che andranno alle urne.
Se non fosse per loro «el dias despuas» le elezioni per rinnovare metà della Camera e un terzo del Senato argentino non sarebbe come dicono qui «lo spartiacque della storia politica del Paese». Se Kirchner deciderà per un peronismo autoritario oppure disponibile alla trattativa dipenderà solo da loro due, dalle due facce di Evita e da quanta gente sapranno tirare dalla loro parte. Alla moglie Kirchner ha regalato, come fosse un tailleur, un partito su misura, il Fronte della Vittoria. Che, contando solo sul 22% dei voti conquistato alle presidenziali, deve trovare consenso dalle urne per continuare a governare a spada tratta come fa. Figurati se Hilda stava zitta. È stata lei a ordinare al marito Eduardo di buttarla nella mischia con il Partito Giustizialista, per non far perdere alla destra peronista potere in Parlamento. Certo i sondaggi non sono carini con lei. Dicono che Kirchner avrebbe già vinto alla grande, che quella smorfiosa di Cristina sarebbe già al 45% e lei solo al 26%, dicono che la vittoria la decidono le clientele al potere e Duhalde al potere non è. Ma i sondaggi sono come gli specchi, non sempre dicono la verità. La provincia di Buenos Aires è un feudo storico di Duhalde e guai a lui se molla. Ma a Buenos Aires città, dove i ceti medi e alti guardano da sempre dall'alto al basso il peronismo e non lo hanno mai votato, cè una terza donna che può far andare il voto di traverso alle altre due.
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