Argentina, sale a 44 bilancio delle vittime da influenza A

Donna morta oggi a Rosario. Stato di emergenza nella provincia di Buenos Aires: scuole chiuse un mese

Una donna è morta stamattina a Rosario, in Argentina, a causa del virus dell'influenza A. Con questo decesso salgono a 44 le vittime dell'influenza suina in tutto il Paese (29 nella provincia di Buenos Aires) e i media iniziano a denunciare la mancanza di dati aggiornati da parte del ministero della Salute: «Da venerdì non emette un comunicato con i dati ufficiali», scrive ad esempio il sito d'informazione infobae.
Sono sei i morti accertati nelle ultime settimane per l'influenza A nella provincia di Santa Fe.
Sono completamente discordanti le cifre ufficiali e ufficiose sul numero degli infettati totali. Secondo gli ultimi comunicati del ministero sarebbero 1587, mentre una serie di associazioni indicano un numero concordante che sfiora i 15mila casi.
Ma nonostante manchino dati ufficiali, anche l'Argentina, come il Messico, ha decretato lo stato di emergenza: nel tentativo di fermare il diffondersi della nuova influenza, le autorità locali hanno deciso nelle ultime ore la chiusura di tutte le scuole nella provincia di Buenos Aires per un mese, dal 6 luglio al 3 agosto.
Il sindaco della «capital federal» di Buenos Aires, Mauricio Macri, ha poi scelto di andare oltre le decisioni valide a livello federale, decretando lo stato d'emergenza nel territorio della città. Macri ha spiegato di voler coordinare meglio i servizi sanitari pubblici e privati, agevolando per esempio la disponibilità di nuovi fondi per affrontare la crisi.
A differenza di quanto deciso a Città del Messico alla fine di aprile, quando si decretò la chiusura delle scuole e di altri luoghi pubblici per qualche giorno, Macri ha precisato che nella «capital» i cinema ed i teatri, oltre ai centri commerciali e gli stadi, non chiuderanno.


Macri ha però invitato tutti i cittadini che hanno la febbre a rimanere a casa, precisando che le strutture ospedaliere della città non sono al collasso, come invece sostengono molti esperti, che ricordano le lunghe file, ormai da giorni, negli ospedali e centri sanitari di pazienti che presentano problemi respiratori di diversa natura.

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