Argerich, la geniale «señora» del pianoforte

Il pianismo argentino, così ben incarnato da Martha Argerich, affonda le sue radici a Napoli. Nella Napoli di Florestano Rossomandi, di Alessandro Longo quindi di Vincenzo Scaramuzza: il mago della didattica pianistica che, all’alba del Novecento, da Crotone si portava a Buenos Aires fondando una delle più prestigiose scuole di pianoforte della storia dello strumento. Furono suoi allievi Bruno Leonardo Gelber, Fausto Zadra, i Barenboim, padre e figlio (Daniel), naturalmente la Argerich che spendeva otto anni nella bottega-Scaramuzza ottimizzando quella sua invidiabile e ormai proverbiale istintività pianistica.
Proprio la Argerich è l’anima di una tournée di concerti italiani pensati per omaggiare Scaramazza, a quarant’anni dalla scomparsa. E una delle tappe dell’omaggio è Milano, dove oggi (ore 21), in Conservatorio, è atteso un concerto a tre patrocinato dalle Serate Musicali. Una serata argentina con la vulcanica Martha che si avvicenda a Nelson Goerner e a Eduardo Hubert, argentino d’origine polacca. Tre pianisti che, direttamente o per interposta persona, si sono abbeverati alla fonte-Scaramuzza. In programma, una serie di pagine a quattro mani (Mozart e Debussy), a sei (Romance di Rachmaninov) e a due pianoforti (brani di Piazzola, Danzon Cubano di Coplan e Danze sinfoniche di Rachmaninov).
Ovviamente l’attenzione va a posarsi sulla geniale e – dunque – inquieta Martha Argerich, la splendida senora del pianoforte. Un ciclone di energia e di carisma: il pubblico la venera come fosse una diva. Una diva fragile ed energica allo stesso tempo. Pare una leonessa quando raggiunge il pianoforte, il vigore può essere tale da adombrare un’intera orchestra, sferra ottave trilli, accordi d’acciaio con tecnica – dopo mezzo secolo di carriera - ancora infallibile, eppure è una forza che non guasta il suono: sempre bello e tondo, come vuole la scuola Scaramuzza. Un camaleonte pronto a cambiare tinte e consistenze all’istante per un pianoforte che conosce tutte le gamme dell’espressione passando dal selvaggio percussivismo alla lirica pura.

Rovescio della medaglia, questa interprete argentina da anni, ormai, ha rinunciato al solismo nudo e crudo per optare per combinazioni con orchestre, e ciò perché le riesce difficile reggere ansie e stress che un palcoscenico vissuto in solitudine comporta.
Martha Argerich
Conservatorio
Oggi, ore 21

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