Da Aristotele alle liriche di Saba

Pamela Dell’Orto

Dall’Opera Omnia di Aristotele, capolavoro quattrocentesco del tipografo Aldo Manuzio, a una panoramica sul Futurismo con mille pezzi rari fra libri, opuscoli e opere: tanto per citarne una, la litografia stampata su latta con le Parole in libertà di Marinetti. La «Mostra del Libro Antico» numero 17 (in programma dal 9 al 12 marzo al Palazzo della Permanente) quest’anno nei suoi 52 stand propone diverse chicche. Quasi tutte italiane, perché, come sottolinea il suo ideatore Marcello Dell’Utri - ieri alla presentazione con il presidente Mediaset Fedele Confalonieri - «sono aumentati gli espositori italiani e diminuti gli stranieri, in compenso però ci sono più giovani». Ed è proprio ai giovani che la mostra si vuole aprire, perché, aggiunge il senatore azzurro, qui si può imparare e capire «l’arte di fare i libri, che è un esempio di grande moralità. La mostra è diretta ai bibliofili, a chi apprezza le cose belle, ma soprattutto ai giovani: anche se sono abituati alla tecnologia, la grafia resta per loro un’esperienza da non perdere».
Via allora a un viaggio che fa visitare epoche, stili e autori diversi, visti attraverso stampe originali e manoscritti preziosi. A partire dalle favole di Esopo «cristianizzate» a fine Quattrocento e tradotte in latino. E dall’altra chicca, la seconda - e rara - edizione degli Elementi di Euclide stampata nel 1491, uno dei primi esempi di testi matematici diffusi in Occidente dalla neonata stampa.
Dai contenuti alti a quelli divertenti, alla «Mostra del Libro Antico» c’è spazio anche per un volume che ci svela i segreti della cucina rinascimentale, come il «Christoforo Messisbugo», datato 1581, che insegna come «apparecchiar tavole e ordinar banchetti». Degli inizi del ’500, due edizioni rare del primo progetto di un naviglio tra Milano e Como. Gioiello di due secoli dopo, il «libro più bello del Settecento», l’edizione della Gerusalemme liberata del Tasso istoriata da Giambattista Piazzetta.
Un salto nell’Ottocento ci porta dalle decorazioni sceniche realizzate per la Scala da Alessandro Sanquirico all’edizione originale (e non censurata) dei Fiori del male e altre opere di Baudelaire.
Ultimo capitolo della mostra, il Novecento con tanti documenti unici. Il manoscritto originale di D’Annunzio che nel 1927 si cimentava in una tormentata rielaborazione di antichi versi. Porta la stessa data una lettera autografa in cui Pirandello dichiarava con orgoglio la sua adesione al fascismo.

Qualche anno prima Umberto Saba regalava a un’amica un suo libro di poesie con una personalissima dedica. E a fine anni ’60 usciva l’Index Book di Andy Warhol, simbolo dell’era Pop. In mostra arriverà una copia di una rarissima serie limitata.

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