Armani e Peterson già fuori dalla coppa

TorinoPer far digerire a Giorgio Armani questo incubo torinese di Coppa Italia ci vorrà l'idraulico liquido che Livio Proli dovrà nascondere sotto il grembiule di chi non sa che nello sport si impara, ma c'è sempre una cosa nuova da scoprire. Avellino e i suoi pirati con le tasche quasi vuote, ma con il cuore delle squadre che hanno il piacere di stare insieme, anche se manca uno come Troutman che era il pilastro al centro, con il fascino di chi svela al mondo l'idraulico Szewkwzik (17 punti, 9 rimbalzi) che ieri si è mangiato i lunghi anemici di Milano, che racconta a questa coppa Italia un impresa e qualifica i lupi per la semifinale contro Cantù (86-57 a Biella).
Nonno Peterson porta i pasticcini a villa Arzilla nella speranza che non ci sia stricnina nel terzo tempo da bere dentro il deserto di un gruppo che spesso sfiora le comiche, ma Frank Vitucci e Avellino nascondono nel pacco dei dolci bombe deflagranti. L'Air e i suoi miracoli da corazzata Potemkin, come dice il paron Zorzi, assistente con mille storie da raccontare, ironizzando sugli assistenti scienziati di Dan Din Don, perché la carrozzina che rimbalza sulla scalinata nasconde il male oscuro di una Armani mai squadra: prevedibile in attacco, rimasta in piedi sul tiro di Lynn Greer che nello stesso tempo diventava una palla al piede per un gioco che non poteva mai svilupparsi, per non parlare della difesa dove passava di tutto perché la coperta era così corta da far rabbrividire anche se al Palaisozaki c'è un caldo imprevisto per un'arena del ghiaccio olimpico.
Avellino ha costruito la sua vittoria (92-84) sopportando il furore da cani bagnati degli uomini, meglio dire ometti, del Nano, sotto fino al meno 15, in rimonta lenta nel secondo quarto con la serie dei tiri da 3, con il recupero progressivo di Omar Thomas che è partito male, ma ha finito alla grande facendo venir mal di testa ai suoi avversari. La rumba era la musica preferita di Marques Green, il nano magico, diventato idolo dell'arena torinese che ieri era finalmente più calda (8.100 spettatori) e più ricca di entusiasmo. Lui a mescolare farina gialla e sale di montagna, denti di lupo e ali di pipistrello.
Milano è fuori anche dalla seconda manifestazione in un anno dove voleva puntare al massimo.

Per ora è al minimo e ci addolora che Dan Peterson debba andare sul rogo come una nobile indiana che ha perso il contatto con la vita vera che era la sua Olimpia di oltre vent'anni fa, quella che non andava certo sotto come ieri, perché Avellino si era messa a correre più forte dei suoi paggetti con le ali mozze.

Oggi: Siena-Montegranaro (ore 18) e Avellino-Cantù (ore 20.30). Diretta: Sky 202.

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