Sport

Armstrong l’infallibile ha già in tasca mezzo Tour

Come d’abitudine, al primo appuntamento di montagna l’americano ipoteca la corsa. Vince Valverde. Basso si difende. A picco l’armata tedesca. Oggi altro tappone alpino

nostro inviato a Courchevel
Puntuale come una tassa estiva, Lance Armstrong passa sul primo podio di montagna per prelevare la maglia gialla. Ancora una volta, ed è la settima, l'impressione non cambia: da qui a Parigi sarà un enorme problema farsela restituire. Piuttosto però che raccontare di nuovo le solite cose - lui che mette alla frusta il suo squadrone per tenere altissima l'andatura, lui che entra in scena sulla salita finale per tramortire gli avversari - conviene stavolta dedicare spazio alle poche novità d'annata.
La prima, volendo spaccare il capello, riguarda proprio Armstrong: al suo ultimo tentativo giallo, quello del record epocale (sette vittorie consecutive), appare ancora fortissimo, ma un po' meno issimo del solito. Il solito Armstrong, di certo, non si terrebbe alla ruota tre corridori fino al traguardo, facendosi poi battere dal più giovane (segnarsi il nome: Valverde, il Cunego di Spagna, un precocione dalle possibilità illimitate). Il solito Armstrong, a Courchevel, si presenterebbe da solo. Segno d'invecchiamento, l'arrivo in gruppetto? Potrebbe pure essere: peccato però che anche questo Armstrong appaia ampiamente sufficiente per seminare comunque macerie.
E siamo alla seconda novità d'annata: gli avversari. Il famoso trio della telefonia tedesca, Ullrich-Vinokourov-Kloden, che da anni si ostina a preparare solo il Tour come Armstrong, ma che da anni regolarmente lo perde, stavolta si dimostra più sgangherato di sempre. Vinokourov, l'esagitato attaccante delle prime tappe, è già in frantumi. Gli altri due limitano la disfatta in termini numerici, presentandosi però al traguardo in condizioni pietose. No, non ci siamo: sembrano pure peggio dell'anno scorso. Davanti alla sconfitta di gruppo, sorge mestizia pensando a quanti soldi butti il colosso tedesco dei telefoni per fallire regolarmente il Tour: e provare almeno a diversificare, spedendo di forza qualcuno dei tre al Giro?
Avanti con le novità 2005. La prima è sicuramente Valverde, che oltre a vincere la tappa conferma tutta la classe ricevuta in dono dalla mamma e dalla natura. Giovane com'è (25), nulla gli è proibito. Poi c'è Rasmussen, il danese che viene dalla mountain-bike: domenica aveva vinto in solitudine, a Courchevel resiste anch'egli benissimo ad Armstrong. Tirando le somme, in classifica è il più vicino all'americano. Può batterlo? Rispetto al precocione Valverde, lui è più tardivo (31 anni), e sinceramente i suoi livelli abituali non sono questi. Vai a sapere, dove può arrivare...
Punto, con le novità s'è già chiuso. Il giusto rilievo merita invece un'altra conferma estiva, ormai anch'essa felice tradizione del luglio francese: Ivan Basso. Dei primi dieci di giornata, è l'unico ad essersi sobbarcato l'accoppiata Giro-Tour. E già questo varrebbe una medaglia d'oro al valor civile, come indomito servitore della Patria. In aggiunta, ancora una volta dimostra d'essere l'unico ciclista italiano di altissimo livello internazionale: anche in una giornata delicata, che lo vede pagare un minuto nel finale, è comunque quinto all'arrivo e - guarda caso - terzo in classifica. «Non è una tappa super. Ad un certo punto sono andato in difficoltà - spiega - e per questo ho preferito tenere la mia andatura. Sinceramente credevo di perdere meno dai primi, ma in fondo devo guardare anche chi ho dietro: tutto sommato, posso consolarmi. Il Tour è appena cominciato, abbiamo davanti ancora tanta salita. C'è spazio per qualunque sorpresa. Su una cosa spero non ci siano dubbi: Armstrong è comunque ancora Armstrong».
Oggi controprova immediata. Per i vincitori e per i vinti. L'uno-due alpino presenta subito la scampagnata verso Briançon, dove hanno appeso la targa che glorifica Bartali: prima dell'arrivo, prego però passare su Madeleine, Telegraphe e Galibier. Le chiacchiere stanno a zero, illusionismi e giochi di prestigio serviranno a poco.

Se Courchevel lascia il segno, Briançon può lasciare cicatrici.

Commenti