Armstrong: «Sanremo, Giro e Tour de France. Poi mi darò alla politica»

Sei vite come i gatti? Per il momento Lance Armstrong può dire di averne vissute già tre. La prima da ragazzo ribelle che correva gare di triathlon con una maglietta sulla quale c’era scritto «io amo mia mamma». La seconda nel ’98, dopo aver debellato un cancro al testicolo che aveva aggredito anche polmoni e cervello con cinque cicli di chemioterapia. La terza incomincia oggi, ad Adelaide, in Australia, dove ieri pomeriggio si è presentato davanti ad una selva di taccuini, microfoni e telecamere per dare inizio alla sua nuova avventura agonistica. «Come mi sento? È un misto di nervosismo ed eccitazione – ha spiegato il sette volte vincitore del Tour -. Non vedo l’ora che si cominci, per ritrovare il ritmo della gara. Le sensazioni? Simili a quando tornai nel 1998 dopo essere guarito dal cancro. Era la Vuelta Burgos, in Spagna, e c’erano molti meno giornalisti...».
Sulla bicicletta ha due numeri: 1274 e 27,5. Il primo sta ad indicare i giorni trascorsi dall’ultima gara di Lance Armstrong in bici: 24 luglio 2005, settimo Tour de France conquistato. L’altro numero indica i milioni di persone morte per cancro, nel mondo, dal 2005. Troppe per il campione texano, troppe per questo uomo mediaticamente universale al pari di David Beckham, Valentino Rossi, Tiger Woods o Kakà. Per questo Lance Armstrong, per molti l’uomo bionico, per altri semplicemente un eroe moderno, capace di combattere il cancro e tornare alle competizioni più forte di prima, ha deciso nuovamente di rimettersi in gioco e correre dopo tre anni e mezzo dall’ultima sua gara.
Torna a correre oggi nella kermesse che anticiperà di due giorni il Tour Down Under. «È irrealistico pensare che io possa già vincere – ha detto -. Chissà, potrei anche essere il primo a ritirarmi. Ma i test che ho fatto, in bici e in laboratorio, mi dicono che neppure negli anni in cui ho vinto sette Tour consecutivi ero così in forma a gennaio». Torna nella «Cancer Council Classic», una kermesse organizzata per raccogliere fondi per la lotta al cancro. Da parte sua, Armstrong tende a smorzare gli entusiasmi: «Ci sono due cose che bisogna guardare: la forza fisica e la condizione ed anche il peso corporeo, che è un fattore importante nel ciclismo. Entrambe le cose sono un 5-10 per cento al di sotto. Se mi piacerebbe rivincere il Tour de France? Certo che sì. Ma non sono sicuro che sia tanto facile, sarebbe da irresponsabile pensare che sarà lo stesso del passato».
Ma torna anche a svolgere un’attività politica in favore della sua Fondazione. Dopo il suo arrivo ad Adelaide si è incontrato con il capo del governo della regione dell'Australia del Sud, Mike Rann. Il giorno dopo ha visitato l'unità infantile e femminile dei malati di cancro dell'ospedale di Adelaide. «Mi hanno motivato molto», ha spiegato il campione statunitense. Non solo dal punto di vista sportivo il suo ritorno è molto discusso. I critici affermano che il suo ritorno alle gare aggiunge nuove ombre di doping nel ciclismo. Lo statunitense ha sempre negato di essersi dopato. A maggio, il texano vuole partecipare per la prima volta al Giro d'Italia, che celebra la sua edizione numero 100. Quindi cercherà il suo ottavo trionfo al Tour.
«Dopo il Tour Down Under, farò California e poi anche la Milano-Sanremo: sarà la prima volta. Poi il mio cammino proseguirà con il Criterium International, probabilmente il Fiandre, poi il Giro del Trentino, il Giro d’Italia e il Tour – ha spiegato il texano che sogna di disputare alle Hawaii anche una edizione dell’Ironman -. In questo momento mi sento più vicino alla condizione ideale a cronometro che in salita, perché ho ancora un paio di chili di troppo. Ma la situazione è destinata a cambiare dopo le prime corse».
Ora sta pensando al suo sorprendente ritorno alle corse, ma per il suo futuro Lance Armstrong non esclude un ingresso in politica, come ha confermato al sito americano “Daily Beast”. «Se ti senti in grado di svolgere il lavoro meglio di quanto non facciano coloro che sono attualmente preposti, e se pensi di poter davvero segnare una differenza, allora io dico che quello è un desiderio sincero di prestare servizio; a quel punto non vedo alcuna ragione per non farlo. Però è anche vero che non sono tornato per candidarmi a governatore del Texas. Non è il momento. L’obiettivo invece è diffondere il messaggio della lotta al cancro. L’Australia è solo la prima tappa: in ogni Paese in cui andrò, cercherò di sedermi al tavolo con i leader politici per parlare del tema».
Gli chiedono: ha rimpianti? Lui: «Lottare contro il cancro, essere un buon padre e un atleta sono i miei scopi. A giugno avrò il mio quarto figlio (dalla compagna Anna Hansen; ndr). Non sarà una situazione facile, in mezzo a Giro e Tour.

Le dirò solo: “Stai calma e non muoverti”. Cosa ci guadagno in tutto quello che sto facendo? Io mi considero un volontario e la cosa bella, quella che mi rende sereno, è che comunque vada, prima ancora di prendere il via ad una corsa, io so già di aver vinto».

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