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Arianna Meloni: "Le priorità del '26 saranno le riforme. Dalle elezioni esca un vero vincitore"

La responsabile della segreteria politica Fdi, Arianna Meloni: "Nuova legge elettorale e poi il premierato"

Arianna Meloni: "Le priorità del '26 saranno le riforme. Dalle elezioni esca un vero vincitore"

Dal nostro inviato a Roma

"La parola chiave del 2026? Riforme" risponde senza esitazioni Arianna Meloni. Ha appena sorseggiato un caffè caldo, infreddolita da una gelida mattinata romana per il continuo andirivieni dai padiglioni di Atreju, la kermesse di Fdi che ingloba a Castel Sant'Angelo la gran parte del dibattito politico. In attesa di ricevere il presidente della Camera Lorenzo Fontana, la responsabile della segreteria politica di Fratelli d'Italia anticipa i temi cardine del prossimo anno. Appoggia sul tavolino di una piccola saletta il suo smartphone con cordino tricolore. Indossa un dolcevita bianco con pantaloni sportivi verdi un po' scampanati, stivaletto tecno con tacco. E resta avvolta da una capiente sciarpa.

Arianna Meloni, perché proprio le riforme come priorità 2026?

"Perché il segnale più importante lanciato dal governo è la stabilità, un valore che ha risvegliato l'Italia. La certezza economica è fondamentale e va assicurata con riforme solide. Non ha pagato quella lunga stagione con decine di partiti al governo che ha creato storture economiche. Gli elettori devono essere garantiti: dalle urne deve uscire vittorioso un governo e non un esecutivo scelto al ribasso dai partiti per trovare un punto in comune. Vogliamo evitare il rischio del passato, quando governi colabrodo svuotavano le casse dello Stato".

Ha introdotto il tema del premierato e della nuova legge elettorale. Quale sarà il punto di caduta?

"Io non sono in aula, ma la nuova legge elettorale anticiperà il premierato, la madre di tutte le riforme. Significa che i partiti non potranno più sperare in intese dopo il voto. È un progetto chiaro che noi immaginiamo condotto da una coalizione di centrodestra che governa bene anche con un processo dialettico interno molto accentuato. Immaginiamo una legge per gli italiani che hanno il diritto di godere di certezza economica. Per capirci, oggi l'Italia è la nazione più stabile d'Europa. Per questo perseguiremo una regola netta: chi vince le elezioni governa per cinque anni. Basta davvero con l'ipotesi di governo tecnici che ci sono costati tantissimi soldi".

E questa fotografia, al di là della suggestione, come si traduce per l'Italia?

"Si traduce nel riconoscimento delle grandi agenzie di rating, compresa Moody's, dopo anni di ostilità verso l'Italia. Anche il Fondo monetario internazionale e la presidente Bce Lagarde hanno preso ad esempio l'Italia sui conti pubblici. Oggi lo spread è a 67, mentre nel 2022 il governo si era insediato a quota 250. Abbiamo il record dell'attuazione del Pnrr, superato il Giappone nell'export. E i conti in ordine ci hanno consentito di abbassare le tasse ad aziende, lavoratori e famiglie".

Però l'opposizione vi accusa di non avere fatto nulla sugli stipendi.

"Queste sono solo bugie (si accende). Non dicono che i salari sono tornati a crescere e che abbiamo abbassato le tasse. L'Istat ha accertato che dal 2023 gli stipendi sono cominciati a crescere più dell'inflazione".

A proposito di opposizione, la nuova narrazione è che la maggioranza vuole cambiare l'attuale legge elettorale per non correre il rischio di un ipotetico pareggio al Senato che impedirebbe la nascita di un governo politico scelto dagli elettori.

(Sorride e scuote la testa). "La sinistra? Sono ottantadue partiti che non riescono neppure mettersi d'accordo sul come confrontarsi ad Atreju con la presidente del Consiglio. Per forza sono attaccati a questo sistema elettorale: dal 2008 non hanno più vinto le elezioni e sperano sempre che alle urne si verifichino le condizioni per un inciucio".

Da organizzatrice di Atreju e come militante storica, come ha vissuto il ritorno alla vostra festa di Gianfranco Fini?

"Sono contenta, è stato un bel ritorno a casa, il confronto con Rutelli dopo 32 anni è stato anche significativo".

La réunion con Fini non è stato l'unico "miracolo" politico di Atreju. Che cosa ha provato nel vedere il popolo di Fratelli d'Italia tributare un'ovazione al presidente palestinese Abu Mazen, anch'egli vostro ospite?

"Noi parliamo di due popoli e due Stati da quando eravamo ragazzi, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese è l'unico interlocutore possibile per continuare il processo di pace, per la costruzione di uno Stato palestinese e per il reciproco riconoscimento con Israele. Non potrà mai essere Hamas l'interlocutore per questo processo. La presenza di Abu Mazen poi, disintegra due anni di becera propaganda della sinistra contro il governo Italiano".

A marzo sarà il momento del referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati. Lascerete a occuparsene il fronte del Sì o anche Fdi scenderà il campo con tutto il suo peso?

"Faremo la nostra attività di partito per spiegare agli italiani le regioni del Sì, un'altra riforma che l'Italia attende da decenni. Spetterà a marzo ai cittadini confermare con il referendum questa riforma".

Il rapporto con Giorgia. Cosa può svelarci di inedito come sorella in queste giornate?

"Ma no, nulla, viviamo entrambe alla giornata. Gli impegni sono talmente tanti che piccolissimi ritagli di tempo libero li scopriamo all'ultimo".

Natale insieme?

"Sì"

Dove?

"Penso da me. Veramente sono io quella che cucina (chiude con una risata)".

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