Cosa ci aspettiamo, cosa è lecito aspettarsi dal prossimo presidente della Provincia di Milano? Mentre scrivo le votazioni per il ballottaggio sono in corso e non posso sapere se sarà confermato Penati o se Podestà prenderà il suo posto. Ma so quali dovranno essere gli obbiettivi strategici per il vincitore. Soprattutto due: la creazione della città metropolitana e l'adeguamento del sistema di infrastrutture e collegamenti. Cominciamo dal primo.
È ormai sotto gli occhi di tutti che il territorio milanese non è, non può più essere quello su cui ha competenza l'attuale Comune. Le politiche dei trasporti, ambientali, della casa e sociali per Milano sono ormai inefficaci e monche se limitate ad un'area così ristretta; inadeguate per una metropoli la cui influenza e i cui riverberi vanno oltre i confini regionali. Quando il sindaco Moratti denuncia difficoltà di dialogo fra palazzo Marino e palazzo Isimbardi non ne fa solo una questione politica - che pure esiste - cioè di omogeneità politica fra interlocutori istituzionali costretti a collaborare. In realtà il problema è l'inadeguatezza degli strumenti di governo del territorio interessato. Dal prossimo presidente della Provincia mi aspetto perciò che annunci subito l'impegno a governare la metamorfosi verso la città metropolitana. Anche a prescindere dalla sopravvivenza delle province in generale - di cui credo che gli elettori farebbero volentieri a meno. Secondo irrinunciabile impegno: il rapido adeguamento del sistema di collegamenti stradali e ferroviari alle reali esigenze di uno dei più dinamici, industriosi e produttivi territori d'Europa. E vero, si tratta di competenze riguardano prevalentemente la Regione e lo Stato.
Ma molto, anche in termini di pressione politica, può fare la Provincia. La figura del Commissario straordinario si è dimostrata spesso molto efficace nelle gestione delle emergenze.
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