Il piano era estremamente semplice, far passare i due «cattivi ragazzi» attraverso i sotterranei del carcere di Pavia fino agli alloggi del personale di servizio e da lì evadere indisturbati. Ma una soffiata è arrivata alla direzione della prigione che prima ha trasferito i due calabresi, già condannati per linchiesta «Bad Boys», quindi individuato Claudio Carlo Gallo, lagente infedele arrestato laltra mattina con laccusa di «concorso esterno in associazione mafiosa». In manette è finito anche un altro calabrese Alessandro Magaraci, che reggeva le fila della banda durante la detenzione dei capi.
Nicodemo Filippelli, 41 anni, e Luigi Mancuso, 35, entrambi nati a Cirò Marina in provincia di Crotone, erano considerati vicini alla cosca Farao-Marincola che negli anni 90 iniziò la penetrazione nella zona tra Legnano e Lonate Pozzolo. Filippelli arrivò in Lombardia nel 1993 e andò ad abitare a Lonate, mentre Mancuso, lo seguì nel 2000, stabilendosi a Busto Arsizio. Il 23 aprile 2009 vennero arrestati con laccusa di far parte di una associazione di stampo mafioso. Mancuso in particolare venne fermato mentre entrava con un altro pregiudicato al casinò di Saint Vincent. Le indagini dei carabinieri del Ros e del gruppo di Monza coordinate dalla Procura distrettuale antimafia, iniziate nel 2005 a seguito di tre omicidi in rapida successione, portarono in galera oltre a Filippelli e Mancuso altre 37 persone accusate a vario titolo di rapina, estorsione, usura, riciclaggio, ricettazione, incendio detenzione e porto darmi. I componenti di questa ndrina divennero in particolare «famosi» perché aveva la sfacciataggine di riunirsi a Paderno Dugnano in una sala dedicata ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinati dalla mafia. Il processo si concluse due anni dopo con una raffica di condanne emesse dai giudici di Busto Arsizio, tra le quali i dieci anni inflitti a Filippelli e gli 8 anni e 4 mesi a Mancuso. I due nel frattempo avevano atteso la sentenza nella sezione di massima sicurezza della casa circondariale di Pavia dove avevano conosciuto lassistente capo Gallo, 45 anni, dal 1983 in polizia penitenziaria e subito assegnato nel pavese, e lavrebbero preso «a servizio».
Lagente sarebbe stato incaricato di tenere i contatti con lesterno ma già a maggio 2011, un mese dopo la condanna di Busto, anche di organizzare la fuga dei due. Il piano prevedeva il passaggio dei attraverso i sotterranei della struttura, da cui Mancuso e Filippelli sarebbero infine sbucati nei locali del personale di custodia. Da lì infine avrebbero spiccato il volo verso lesterno, senza trovare altri ostacoli.
Ma nel mondo carcerario è difficile tenere un segreto, cè sempre qualcuno che sente «qualcosa» e corre a riferire alle autorità nella speranza di ottenere poi qualche beneficio. A maggio 2011 dunque la direzione della prigione viene a conoscenza del tentativo di fuga, trasferisce i due e avverte il «Nic», il Nucleo Investigativo Centrale del ministero di Grazia e Giustizia. Gli investigatori dopo aver svelato il coinvolgimento di Gallo, informano la Distrettuale antimafia che affianca al proseguimento dellinchiesta la squadra mobile di Milano. Le verifiche permettono di accertare come il piano di fuga fosse già a buon punto ma soprattutto che lassistente capo aveva contatti continui con Alessandro Magaraci, 30 anni. Luomo ufficialmente lavora come dipendente al bar «Stomp» di Legnano, un locale intestato a un prestanome incensurato ma in realtà di proprietà di Mancuso.
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