da Milano
Un reato estinto da quattordici anni, un delitto che nel nostro codice non esiste più. Eppure un milanese di 32 anni è stato arrestato in Puglia sulla base di questo reato: il pm ha ordinato, i carabinieri hanno eseguito, un giudice ha convalidato. E adesso al difensore del giovanotto, lavvocato Enzo Barbetta, non resta che ricorrere in Cassazione ricordando alla Suprema Corte che uno dei principi base della nostra legge è che nessuno può essere privato della libertà «se non nei casi previsti dalla legge».
Larrestato, M.A., finisce in carcere lo scorso 29 febbraio a Monopoli: i carabinieri lo fermano, negli sportelli della sua Audi ci sono sei mazzette di denaro, un totale di 91mila euro. Un bel gruzzolo. I carabinieri si insospettiscono ancor di più quando scoprono che M.A. ha a suo carico un po di procedimenti penali. Scatta larresto previsto dalla legge del 1992 per chi, avendo già in corso guai con la giustizia, viene trovato in possesso di somme di denaro non giustificabili con le sue fonti di reddito «ufficiali».
Peccato che quella norma - inserita cosiddetto «decreto Martelli», una serie di norme speciali antimafia - venne cancellata appena due anni dopo dalla Corte Costituzionale, che - con la sentenza 48 del 17 febbraio 1994 - la dichiarò assolutamente illegittima, in quanto metteva a carico dellindagato il compito di provare la propria innocenza, anzichè il contrario. La sentenza è riportata in ogni codice penale aggiornato.
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