Arresti ed espulsioni non fermano i dissidenti

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Mariuccia Chiantaretto

da Washington

L’«Assemblea per promuovere la società civile», organizzata dai dissidenti cubani, è stata un successo. Il convegno è stato definito il più numeroso raduno anti regime mai avvenuto da quando Fidel Castro ha preso il potere nel 1959. Gli iscritti erano 500 ma i delegati che hanno partecipato non hanno superato i 200. Un numero che sarebbe modesto in situazioni diverse, ma è eccezionalmente alto dato gli sforzi del regime per boicottare l’iniziativa.
Ai delegati cubani si sono uniti decine di «invitati» giunti perlopiù dall’Europa. Arresti, deportazioni e visti d’ingresso negati a 14 politici e giornalisti giovedì e venerdì, ieri mattina sembravano un ricordo lontano. L’annuncio che l’ex presidente ceco Vaclav Havel non ha potuto partecipare perché il governo cubano gli ha vietato il visto non ha offuscato l’ottimismo del momento. I lavori dell’assemblea, iniziati venerdì mattina, si sono conclusi ieri sera.
«Da adesso in poi - ha spiegato l’organizzatrice, l’economista Martha Beatrix Roque, quando si parlerà di politica a Cuba si dirà “prima e dopo il 20 maggio 2005”. Ciò che è avvenuto in questi giorni è un vero e proprio trionfo per l’opposizione».
Gli esuli cubani sparsi nel mondo che hanno seguito con trepidazione i preparativi dell’assemblea sono entusiasti della piega degli eventi. «È straordinario - ha commentato l’attivista per i diritti civili Sylvia Iriondo -: il congresso per promuovere la società civile è realmente avvenuto, è una realtà, non si tratta più di un sogno. Questa assemblea rappresenta la volontà del popolo cubano».
In apertura dei lavori i delegati hanno ascoltato un messaggio online del presidente George Bush, che terminava con la promessa: «Cuba sera libre pronto». I delegati hanno risposto con il grido: «Viva Bush, abbasso Fidel».
In quello stesso momento l’uomo più potente del mondo e l’antagonista che da 46 anni osa sfidare la superpotenza americana manovravano l’uno contro l’altro. Bush, a Washington, incontrava una delegazione di cubano-americani di cui facevano parte due ex prigionieri politici di Fidel, e prometteva il massimo appoggio per portare la democrazia a Cuba. All’Avana, Fidel Castro, ha scelto la mattina del 20 maggio per un discorso sulle relazioni fra Cuba e gli Stati Uniti. Davanti a 200mila persone «el líder máximo» ha sostenuto che in passato il governo dell’Avana ha sempre collaborato con Washington contro il terrorismo. Citando documenti declassificati Fidel Castro ha detto che nel 1997, dopo gli attentati contro gli alberghi a Cuba, i servizi segreti americani e cubani si erano scambiati parecchie informazioni. Il 4 settembre di quell’anno durante uno di questi attentati un turista italiano, Fabio Di Celmo, aveva perso la vita.
«Nel 1998 - ha aggiunto Castro - ho mandato dal presidente Clinton il mio amico Gabriel García Márquez con un messaggio in cui si avvertivano gli americani che gruppi estremisti stavano preparando degli attacchi terroristici contro aerei. Questo tipo di collaborazione, però, non esiste più. Lo abbiamo constatato la scorsa settimana dopo l’arresto a Miami di Luis Posada Carriles».
Posada Carriles, cubano con cittadinanza venezuelana, è ritenuto responsabile di un attentato a un aereo cubano in cui hanno perso la vita 73 persone. L’uomo, che ha ormai 77 anni, la scorsa settimana ha chiesto asilo politico negli Stati Uniti, ma è stato arrestato.
Intanto, il governo spagnolo ha convocato l’ambasciatore cubano a Madrid dopo le espulsioni di alcuni deputati europei, fra cui 3 connazionali.

Il ministero degli Esteri ha definito inaccettabili tali espulsioni senza che le autorità consolari e diplomatiche spagnole ne fossero adeguatamente informate. Funzionari del dicastero si sono già incontrati con il numero due dell’ambasciata cubana cui hanno espresso una protesta per l’espulsione di due ex senatrici del Pp e dell’Upn e del deputato di Ciu.

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