Alessandro Del Piero contro Francesco Totti: ancora loro. Sempre loro. Dopo l'addio al calcio di Paolo Maldini, sono i simboli del calcio che fu: attaccati alla stessa maglia dal primo all'ultimo giorno di una carriera gloriosissima e vincente. L'odierna Roma-Juventus non prescinderà dai due capitani: lo juventino, che resta in leggero ballottaggio con Iaquinta, sarebbe all'esordio del suo campionato visto che domenica scorsa era stato costretto in tribuna dal mal di schiena. Il romanista, invece, a Genova c'era e ha pure segnato un gol: alla fine inutile, visto che i tre punti sono andati ai padroni di casa. Trentacinque anni da compiere Del Piero, trentatré Totti: due calciatori normali sarebbero agli sgoccioli, loro no. Pinturicchio ha rinnovato fino al 2011, Totti si è appena regalato un quinquennale: auguri a entrambi.
Da loro, insomma, non si scappa. I tifosi li adorano, gli allenatori li coccolano e ogni tanto li stimolano. «Francesco sta attraversando un momento straordinario - è stata la premessa di ieri di Spalletti -. Però, visto che devo chiedere di più a tutti, gli ricordo che la fase difensiva di una squadra inizia proprio con gli attaccanti». Tradotto: amico mio, dammi una mano anche a pressare i centrocampisti altrui. Ci proverà, il Pupone: che nelle quattro presenze ufficiali di quest'anno (1 in campionato, 3 in Europa League) ha già segnato sette gol. Del Piero è invece ancora a secco: addirittura, il capitano bianconero non l'ha mai buttata dentro nemmeno nelle amichevoli estive. «Ho tenuto tutti i gol per quando conterà davvero», ha scherzato. Potrebbe cominciare oggi, nella sua presenza numero 400 in serie A, se Ferrara gliene darà l'opportunità: dovrebbe giocare al fianco di Amauri e davanti a Diego, brasiliano che ha già stregato tanti e che al suo fianco non ha ancora disputato un solo minuto. Quando giocava uno, stava male l'altro e viceversa: l'Olimpico romano li aspetta per un battesimo di fuoco in una sfida che non è mai normale e che, per dirla con Spalletti (il quale, in dodici anni da allenatore, non ha mai battuto la Juve in campionato), «gratta il sentimento». Roma freme, Rosella Sensi è sempre nel mirino della contestazione e la Juve è il nemico storico per eccellenza. «Vincere sarebbe importante non tanto per la classifica, ma per la convinzione che ognuno di noi potrebbe avere - ammette Ferrara -. Un successo darebbe una spinta notevole al nostro ambiente: siamo coscienti della forza che abbiamo, ma sarà il campo a dare le risposte». La Juve è lanciata e non vuole fermarsi: oggi esordirà anche Felipe Melo, medianone brasiliano strapagato 25 milioni che lì in mezzo butterà gambe e animo. «Felipe ha grandissime qualità - dice Ferrara -. Negli ultimi giorni, visto che negli ultimi mesi aveva giocato tantissimo, l'ho fatto riposare un po': ci darà una grande mano».
Lui, Diego e Amauri per la Signora più brasiliana di sempre. Piedi buoni e grinta da vendere, «la solita arma in più della Juve», dice Spalletti. Che sguinzaglierà De Rossi dalle parti di Diego attendendosi grandi risposte. Non potrà essere, insomma, solo Del Piero contro Totti: però la luce emanata dai due numeri dieci sarà fondamentale. E Del Piero dovrà dimostrare di essere compatibile con il numero 28 - Diego, appunto, che già lo ha superato nella vendita delle magliette - e di non far rimpiangere Iaquinta, attaccante sgobbone sulla carta più adatto di lui per il nuovo modulo a rombo scelto da Ferrara. La storia però, almeno nel calcio, pesa: spazio quasi certamente ad Alex, oggi.
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