Arrivano dagli Usa nuove strategie sul tumore al seno

Gianni Clerici

Al congresso di Atlanta, che nell’area oncologica è il più importante (e il più affollato) del mondo, è stato recentemente presentato lo studio «Ies», Intergroup exemestane study, condotto per cinque anni su 2352 donne portatrici di un carcinoma mammario, che è il tumore maligno più diffuso nella popolazione femminile: un milione di nuovi casi ogni anno. Lo studio «Ies» ha dimostrato per la prima volta che le pazienti in post-menopausa con carcinoma nello stadio iniziale hanno una maggiore possibilità di sopravvivenza (+17 per cento) se passano dalla terapia con tamoxifene alla terapia con exemestane. Hanno anche percentuali più basse (-25 per cento) di recidive.
Commentando questi risultati, il professor Charles Coombes, dell’Imperial College di Londra, ha dichiarato: «Questa è l’unica ormonoterapia che riesce a migliorare la sopravvivenza globale. Per noi oncologi è un grande risultato». Ad Atlanta è stato precisato che le pazienti partecipanti allo studio sono «passate» al trattamento con exemestane dopo due o tre anni di tamoxifene.
La Fda statunitense, che regola con molta severità la diffusione di nuovi farmaci, ha approvato la terapia con exemestane nel carcinoma mammario in fase iniziale. Lo stesso ha fatto l’Agenzia europea per il farmaco. Uno degli autori dello studio «Ies», il professor Stephen Jones, direttore della Ricerca al Cancer Center di Dallas, giudica «ormai vicino» il grande obiettivo della sopravvivenza a una malattia così grave.
Gli effetti collaterali della nuova terapia, aggiunge, non sono preoccupanti. Vampate di calore e cefalea non spingono le pazienti a interrompere la cura. Resta però sconsigliato il ricorso ad exemestane per le donne in gravidanza e per quelle che stanno allattando. Un altro tipo di tumore maligno, più raro del precedente, in carcinoma del rene, è stato al centro di molti interventi congressuali. È stato dimostrato che non solo in questo tipo di tumore ma anche nel sarcoma intestinale, si ottengono notevoli benefici ricorrendo a un nuovo principio attivo (nome chimico: Sutent) già approvato in Usa e in altri Stati, che dovrebbe ottenere presto il riconoscimento dell’Agenzia europea del farmaco. Ad Atlanta è stato presentato uno studio del famoso Sloan Kettering Center sul carcinoma renale. Il professore John Motzer, coordinatore di tale studio (attualmente nella fase 3), ha affermato che fino a oggi Sutent è in grado di garantire una «sopravvivenza libera da malattia» per 43 settimane, contro le 24 di chi si cura con interferone. Questo risultato, ha concluso l’oncologo americano, «fa pensare che Sutent diventerà presto la terapia di riferimento nel carcinoma del rene».
Questa neoplasia è la più diffusa delle patologie del rene. Il sarcoma intestinale è invece meno frequente ma asintomatico. Viene spesso diagnosticato con notevole ritardo e questo fatto riduce le possibilità di curarlo. Statistiche inglesi parlano di una sopravvivenza media di due anni.
Dopo l’approvazione europea, Sutent potrà essere prodotto in Italia, ad Ascoli Piceno, dove già nascono altri farmaci dell’area oncologica.

Secondo il parere di molti relatori del congresso di Atlanta, Sutent potrà essere usato anche in combinazione con altri farmaci in vari tipi di tumore.
In particolare un altro studio presentato ad Atlanta ha dimostrato che nel carcinoma del polmone la somministrazione di Sutent rallenta la progressione tumorale e migliora la qualità di vita.

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