Arrivano le Fiamme Gialle E Valentino finisce in rosso

A PEZZI L’abbandono della casa di moda, l’ascesa di nuove firme. E adesso la Finanza

Una sfilata davanti alle Fiamme gialle. Non prevista. Valentino Clemente Ludovico Garavani, che poi sarebbe, anzi è Valentino e basta, è costretto a tradire il rosso storico per un colore, il giallo di cui sopra che non faceva parte di alcuna collezione primavera-estate/autunno-inverno. Ma sta di fatto che la stagione 2008-2009 è da considerarsi sicuramente la peggiore di sempre e per sempre. Un anno vissuto amaramente, l’abbandono della Casa di moda, gli ultimi fuochi, l’ascesa di nuove firme, la caduta delle stesse e, ora, infine, la torta in faccia del fisco, cinquanta e passa milioni di pendenza nei confronti dell’Italia ingrata, la Patria abbandonata per emigrare in Francia prima e in Inghilterra dopo, terre più raffinate e sofisticate: «Da oltre dieci anni, ceduta la loro Maison, Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti hanno trasferito la loro residenza e tutti i loro interessi a Londra - spiega la sua nota -, la nostra posizione è sotto ogni profilo, legittima e regolare».
Le casalinghe di Voghera sono giù di tono, lui che da Voghera se ne era partito adesso avrebbe voglia di stracciare le onorificenze che il Paese gli aveva consegnato, grand’ufficiale, cavaliere di gran croce e cavaliere del lavoro, medaglie e papiri che sono piume leggere, schiacciate dai faldoni pesanti e polverosi della Guardia di finanza. E dire che quaranta anni orsono Valentino aveva vestito di nuovo gli assistenti di volo della TWA e non aveva, dunque, pensato e immaginato di dedicarsi anche alle forze dell’ordine, spesso sciatte e trasandate nelle loro divise stazzonate. Si sarebbe portato avanti nel lavoro così come si sono portati avanti i militi fiammanti, dopo aver controllato entrate e uscite, mentre Valentino e il suo socio amico Giammetti andavano di passerelle, loro andavano di scontrini e ricevute scoprendo che il taglia e cuci non risultava corretto, lineare, pulito. E hanno usato le forbici, le cesoie, infine la mannaia, così Valentino che pensava di aver concluso le fatiche, una volta sceso dalla pedana delle sfilate, spinto da chi gli faceva le scarpe, guarda un po’ che immagine, ha trovato chi gli sta facendo un vestito nuovo, da cima a piedi.
Brutta storia, sgradevole e maledetta per il Sarto su tutti, una V che sta per vittoria ma adesso odora di vendetta. Negli anni di piombo monsieur Garavani circolava per Roma a bordo di una Mercedes rossa che più rossa non si poteva, tanto per farsi riconoscere dai brigatisti oltre che dalle casalinghe di Voghera della sua amata e lontana infanzia. Ma la luce abbagliante delle sfilate si è fatta intermittente, maligna. L’anno che si è appena concluso aveva segnato un’ultima sfilata che però si era rivelata penultima e ancora terzultima e via così, sfilando appunto tra un applauso e una lacrima, la nostalgia di vecchie carampane e gli strilli isterici delle nuove pantere, disperate tutte per l’addio del Maestro Unico. In verità venivano segnalate anche ghignate diurne e notturne di chi aveva tolto la sabbia da sotto il monumento, di chi aveva capito che era venuto il momento di montare sulla diligenza, dopo aver cacciato il cocchiere, insieme con il sodale Giancarlo Giametti.
Un film bellissimo durato cinquant’anni e, improvvisamente interrotto, come se qualcuno avesse strappato la pellicola oppure svelata la verità del racconto colossale, i personaggi e gli interpreti, il colpo di scena finale, cattivo, acre. Qui danzano non più le migliori modelle del cosmo, qui ballano conti e denari, l’alta moda scoperta e denudata da un drappello di volenterosi servitori dello Stato.

Parigi, Londra, New York, Dubai, sono bandierine a mezz’asta, sostituite dal vociare di una caserma della finanza. A settantotto anni Clemente Valentino Ludovico Garavani è all’inizio di una avventura non disegnata. Da far arrossire. Ho detto rosso?

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