Milano - C’è un peccato originale. Da un paese fatto a scarpa non ci si può aspettare niente. Dei calci, al massimo. Ore 19:10, La Spezia stazione centrale. Turisti spellati dal sole delle Cinque Terre, qualche disgraziato (come me) che ha preso le ferie prima di agosto e branchi di teutonici disorientati dalla “creatività” italica. Sfioro il touch screen per prenotare un biglietto La Spezia – Milano via Genova. Complice la lentezza dell’apparecchio (roba da Commodore 64) sento una voce metallica gracchiare dall’altoparlante sopra la mia testa: “Il treno per Ventimiglia è in ritardo di 40 minuti”. Il mio. Un coro di improperi si leva alle mie spalle. Salta la coincidenza per Milano. Non demordo. C’è un’altra possibilità, ci si può sempre inerpicare per l’Appennino tosco emiliano, scendere giù nella pianura parmense e in una valle di zanzare cercare di prendere un convoglio per Milano. Così sia. Viaggio più lungo ma biglietto più economico. Trascino il mio bagaglio verso il binario tronco (meglio tronco che morto, ma è comunque presago di sventure) quando sul tabellone delle partenze leggo che il mio treno è diretto a Borgo val di Taro.
Non serve essere geografi, basta una conoscenza da sussidiario. A Borgotaro si va per funghi ed è prima di Parma. Io non vado per funghi e devo arrivare a Milano. Ufficio informazioni. Compressi contro il provvidenziale vetro che divide inservienti da utenti, decine di passeggeri. “Mi dispiace, la macchinetta non lo dice, ma da oggi e per tutto il mese di agosto la linea per Parma è interrotta. Scende a Borgotaro prende l’autobus fino a Fornovo poi prende di nuovo il treno e arriva a Parma”. Borgotaro? Fornovo? L’autobus? A che ora si arriva? “Oggi è il primo giorno non ho ancora le statistiche dei ritardi ma almeno un’ora dopo l’orario”. Perfetto. Giusto in tempo per perdere l’ultima coincidenza per Milano. Puntualità svizzera. Al rovescio.
Dietro il vetro si delinea la mortificazione sul volto dell’impiegata. Vorrei dirle che è lo stesso, che infondo io a Milano posso anche non andarci e che non se la prenda. Ma non è così. “Passi da Genova” sussurra con lo sguardo basso verso un qualunque altrove. “E’ in ritardo di 40 minuti ma sicuramente la coincidenza aspetta”. Alza il telefono e compulsa il numero sulla tastiera. Parla con Genova, immagino, o forse con la voce del Gabibbo. “Mi dicono che al 90 per cento la coincidenza aspetta il suo treno. Altrimenti vi portano a Milano in taxi”. In taxi? Quale azienda può dire a un utente che ci sono 9 possibilità su 10 che possa usufruire del servizio per cui ha pagato? Se la Hatu' dicesse che i suoi preservativi sono sicuri solo 7 volte su 10 cosa succederebbe? Una sommossa.
Ore 21:03, con 70 minuti di ritardo arriva il treno accolto da smoccolamenti vari. Ho il piede sul predellino quando la stazione della Spezia mi saluta. “A causa di un’agitazione dell’impresa di pulizie vi preghiamo di non lasciare giornali e riviste negli scompartimenti”. Bè, certo giornali e riviste no. Infatti a bordo ci sono solo bottiglie, lattine e avanzi di panini. Insomma il news-crossing no ma il rumenta-crossing sì. Attraversando il corridoio inciampo in uno stravolto capo treno. E lo interpello, come un oracolo. “Io dovrei andare a Milano, mi hanno detto alla stazione che la coincidenza ci aspetta…”. Bastano tre pennellate e lo stupore si dipinge sul volto del capo treno, io mi produco in un urlo di Munch. Nessuna garanzia, solo fato, mi spiega lui.
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