Politica

Arruolato per errore nell’esercito Marocchino espulso dopo la leva

Il ventiseienne, in Italia da anni, ha completato la ferma poi lo Stato si è accorto che non aveva il permesso di soggiorno

Maria Teresa Conti

da Palermo

Per lo Stato italiano è un clandestino. Lui, cittadino marocchino, ha il permesso di soggiorno scaduto da due mesi, e di conseguenza va espulso con effetto immediato, entro domenica. Ma per lo stesso Stato italiano lui è anche un fedele servitore della Patria, visto che nel 1999 ha regolarmente prestato servizio militare nell’esercito italiano, prima a Orvieto e poi a Montebello. Ed è proprio alla leva che il 26enne Mohamed Jelloul adesso si appella perché gli venga riconosciuto il diritto di vivere e lavorare in Italia, terra in cui è cresciuto, ha studiato e che ha onorato fedelmente. Anche rispondendo a una chiamata alle armi che proprio non gli toccava.
Arriva da Ragusa la storia paradossale di questo giovane marocchino che, a meno di un provvedimento di sospensione, sarà costretto a partire domenica prossima per una terra che ha lasciato quando aveva 14 anni e che non sente più sua. «Lì ormai non ho più radici – dice avvilito – in Italia sono perfettamente integrato. Non riesco a capire perché mi stia accadendo tutto questo». Anche l’avvocato Maria Grazia Criscione, il legale cui Mohamed si è rivolto per cercare almeno per ora di rimanere in Italia, è molto perplessa: «In questa storia – afferma – ci sono troppe cose da chiarire. A cominciare da come è possibile che a questo giovane, che ha sempre avuto la cittadinanza marocchina, sia arrivata la cartolina di precetto. Possibile che nessuno si sia accorto che era cittadino marocchino, che non doveva prestare il servizio militare?».
Possibile, evidentemente. Mohamed, matricola 018800014713, ha ricevuto la cartolina nel ’98, ha superato la visita militare a Catania, è stato dichiarato «abile e arruolato» e quindi, il 9 marzo del 1999, è partito, destinazione Orvieto (per il Car) e quindi Montebello, il Reggimento lancieri. Una ferma terminata con profitto: Mohamed ha anche conseguito la patente di guida per i mezzi pesanti militari, che ha poi riconvertito nella vita da civile, cui è tornato nel 2000. L’anno dopo la richiesta di diventare cittadino italiano. «Rigettata con motivazioni lacunose – dice ancora il legale –. Il provvedimento di espulsione, invece, è scattato per un errore di Mohamed. In tutti questi anni, infatti, ha regolarmente rinnovato il permesso di soggiorno, nel 1994. Due mesi fa, però, non ha presentato la richiesta perché non aveva un lavoro stabile, non sapeva che avrebbe potuto comunque fruire di un permesso provvisorio. E così lo scorso 21 ottobre è successo il patatrac: a un normale controllo della Polizia stradale è stato trovato con il permesso scaduto, e quindi è scattata l’espulsione. Ma non può andarsene. Ho già incontrato il prefetto di Ragusa, chiedendo la sospensione del provvedimento. E il prefetto ha preso a cuore il caso, mi ha assicurato che farà di tutto perché possa restare qui».
Insomma, si spera in un lieto fine. Mohamed, del resto, è perfettamente integrato. A Ragusa ha studiato nella scuola dei salesiani, prendendo il diploma di tornitore. Qui, insomma, è la sua vita. Lo stesso Mohamed afferma di non essersi affatto meravigliato della chiamata alle armi. Non lo ha sfiorato il dubbio che la naja non gli toccasse. Semplicemente, ha risposto alla chiamata e ha fatto quello che riteneva fosse il suo dovere. Il mistero del servizio militare, però, resta. L’avvocato Criscione, a questo proposito, azzarda anche una possibile spiegazione a proposito del servizio di leva. In pratica, alla base dell’errore, ci sarebbe il fatto che il nome del giovane marocchino è stato segnalato come arruolabile estraendolo non dalle liste elettorali del comune di Ragusa – come sarebbe dovuto avvenire – ma da quelle dell’anagrafe.

Resta invece un mistero come questa situazione paradossale sia sfuggita al momento dell’ingresso in caserma, al controllo dei documenti che attestano invece che il giovane è cittadino marocchino.

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