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Un arsenale in casa per difendersi dal collega

Inseguimenti in auto, armi spianate, minacce di morte, nervi a pezzi: sembra la trama di un film. Più semplicemente si tratta della lite tra due colleghi, due guardie giurate di una società privata di vigilanza. Uno minaccia di morte l’altro e lo insegue in macchina puntandogli la pistola di servizio contro, con il finestrino abbassato, neanche fosse la scena di un poliziesco.
L’altro si spaventa. Giorno dopo giorno si sente minacciato, perseguitato. Tanto da crearsi un mini arsenale in casa: pistola di servizio, munizioni e altre armi, accumulate per difesa, pronte per essere usate. Nel baule dell’auto nasconde le cartucce della pistola che porta sempre con sé. La tensione non si allenta. Finché la moglie del «perseguitato» non chiede aiuto alle forze dell’ordine, spaventata dal mini arsenale collezionato da marito. Morale: fioccano le denunce e i trattamenti sanitari obbligatori. Una guardia viene denunciata per minacce gravi, l’uomo perseguitato, sottoposto a Tso, viene denunciato per mancata denuncia di munizionamento.

E ci va di mezzo anche la società per cui le due guardie lavorano, accusata di stressare troppo i dipendendenti con turni massacranti di 12 o 14 ore. In questo modo, si legge nel verbale della questura, gli agenti non hanno la possibilità di recupero psico-fisico. E lo stress, si sa, alle volte gioca brutti scherzi.

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