Raggiungere l'Arsenale di Venezia al lunedì è molto interessante, perché è chiuso. Ci si trova così, di fronte all'impenetrabilità di quel luogo, da cui partirono le navi vittoriose a Lepanto, affiancate alle flotte papali contro il nemico Ottomano.
Da fuori, conviene perlustrare la zona per capire se è possibile attaccarlo da qualche parte.
Oggi l'Arsenale è un luogo silenzioso in una città rumorosa.
Sul lato Ovest, la biglietteria della Biennale è chiusa e i portoni delle Corderie sbarrati. Meglio lasciar perdere da qui.
Dalla Porta di Terra, l'entrata principale. Impossibile superare i due leoni a guardia del portone pedonale, né soprassedere al busto di Dante severo che ricorda l'Istria divenuta italiana.
Solo un lungo ramo rosso e scanzonato è riuscito a raggiungere le due torri a guardia del canale di ingresso. Artisti cui si concede tutto due volte l'anno.
Via mare, da Nord. Qui le facciate delle case popolari sono battute dal vento e dal mare. Una Venezia vecchia e sincera, meno imbellettata racchiude nella sua pancia i cantieri e le rimesse delle barche. Accesso difficile, anche da qui, dove un rio piuttosto stretto, affonda fra due muri alti. Solo un gommone con famigliola olandese tenta il colpo, ma pare senza successo.
Resta solo il lato Est, il più vivo. Forse nella confusione si può fare breccia.
La verdura dei fruttivendoli sull'acqua è a buon prezzo. La chiatta degli spazzini scarica i cassonetti con un paranco. Alla trattoria "Alla rampa del Piave" non c'è posto fino almeno all'una.Anche questa volta le flotte della Serenissima restano al sicuro.
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