Arso vivo per vendetta: aveva bruciato un’auto

CatanzaroAveva confessato in chat a una ragazza conosciuta online di essere stato lui ad incendiare l’auto, una Volkswagen Golf, di Santino Accetta. Ma dietro quel nickname femminile non c’era una ragazza, bensì due balordi, uno dei quali proprietario della macchina. Così Cristian Galati, il giovane calabrese pestato e bruciato vivo la notte di capodanno, ha digitato sulla tastiera del computer la sua condanna. Da quel momento in poi infatti i due hanno iniziato minacciarlo, passando poi, tragicamente, dalle parole ai fatti.
Ieri mattina la svolta nelle indagini. Già Cristian Galati, prima di perdere completamente conoscenza, aveva indirizzato i carabinieri su due persone di Filadelfia, il suo paese d’origine, in provincia di Catanzaro. A quel punto gli investigatori, guidati dal capitano Marco Porceddu, hanno iniziato a raccogliere testimonianze e deposizioni, tra cui quelle del padre di Cristian, che ha confermato la storia della macchina bruciata.
Quindi la chiusura del cerchio con l’arresto nella tarda mattina di ieri dei tre responsabili; che, sotto il fuoco serrato della domande dei carabinieri, hanno infine ammesso, uno dopo l’altro, il tremendo delitto. «Sì sono stato io e... ». È iniziata così la confessione di uno degli autori materiali dell’aggressione. Messo di fronte alla confessione del complice, subito dopo anche il secondo ha ceduto. E alla fine anche il terzo. Così ieri per loro tre, su disposizioni del sostituto procuratore della repubblica di Lamezia Terme, Alessandra Ruberti, si sono aperte le porte del carcere di Catanzaro.
All’individuazione degli aggressori gli investigatori sono giunti anche attraverso alcune dichiarazioni di persone che hanno assistito a uno scontro avuto con la vittima in un locale di Filadelfia poco prima della mezzanotte del 31 dicembre.
Sarebbe stata proprio una frase rivolta da Cristian Galati a uno dei suoi aggressori a scatenare il pestaggio. Cristian era in compagnia di amici nel locale di Filadelfia, e stava festeggiando l’arrivo del nuovo anno. Nel locale, secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri, c’erano anche i tre autori del pestaggio, Pietro Mazzotta, Santino Accetta ed Emanuele Caruso. Tra i quattro c’erano già vecchi problemi perché Accetta accusava Galati di avergli incendiato l’automobile. Poco dopo la mezzanotte, Cristian Galati avrebbe detto ad Accetta la frase «stanotte ci sarà un botto in più per te». Tra i due ci sarebbe stato inizialmente uno scambio di accuse e insulti.
Accetta e i suoi due complici hanno poi atteso Galati all’uscita del locale e lo hanno costretto a salire a bordo della loro autovettura, con la quale hanno raggiunto una zona boscosa di Curinga. I tre hanno quindi picchiato Galati colpendolo con un bastone al capo e in diverse parti del corpo, lasciandolo esanime a terra. Poi l’hanno legato, cosparso di liquido infiammabile e dato alle fiamme. Il giovane si è salvato per miracolo, perché le fiamme gli si sono spente addosso, non avvolgendolo del tutto.

Ora nel reparto di rianimazione del policlinico di Bari il ventiquattrenne continua a lottare tra la vita e la morte, dopo essere stato operato per oltre sei ore nella notte tra giovedì e venerdì per ridurre il grosso ematoma alla testa. Il giovane, ancora sotto effetto dei sedativi, ha riportato ustioni di terzo grado su quasi tutto il corpo.

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