Art. 24: si vuole far cassa, la tutela del cittadino non c’entra

È stata approvata senza modifiche la manovra economica, il cui art. 24 è stato varato secondo quanto scritto negli atti ufficiali per «rendere l'offerta di prodotto più rispondente alle richieste di mercato», senza avere il coraggio di scrivere che l'obiettivo è solo quello di fare cassa: basta leggere i numeri della legge, che prevedono per l'erario quasi due miliardi di euro fra il 2011 e il 2014 grazie a bandi di gara per slot, scommesse e poker live, Superenalotto europeo, lotta al gioco irregolare.
Il mercato non ha bisogno di altra offerta di gioco, essendo già prevista una raccolta 2011 di oltre 70 miliardi di euro, considerata anche la recente partenza di poker cash e casinò games, dai quali lo Stato attende una raccolta di ulteriori 7,5 miliardi di euro, così come com’è chiaro che sono le maggiori entrate erariali l'obiettivo per il quale si punta a creare altri 5.000 corner per allargare la già capillare rete delle scommesse, o l'apertura di 1.000 sale poker, annunciate per «regolamentare» (o creare?) il settore del poker dal vivo.
Viene poi detto che le nuove norme servono per combattere il gioco irregolare, mentre anche in questo caso l'obiettivo è solo finanziario: la relazione tecnica della norma stima la raccolta del gioco su siti non autorizzati (valutata dallo Stato in circa 1/2 miliardi di euro l'anno), prevedendone non la sparizione negli anni, ma la «fisiologica successiva diffusione dell'offerta di gioco», che farebbe aumentare le presunte (presunte perchè tutte da reperire) entrate erariali da 20 a 70 milioni .
Insomma, la logica è chiara: lo Stato vuole soldi e, di fatto, sta mettendo in secondo piano la tutela dei cittadini e delle imprese.

Ciò però rappresenta un rischio ed anche un costo per lo Stato, derivante da possibili ricorsi alla Commissione Europea per ripristinare condizioni di economicità e di equità fra i vari concessionari: alcuni operatori, difatti, stanno vedendo vanificare gli ingenti costi sostenuti per l’acquisto di recenti analoghe concessioni, con la conseguente impossibilità di operare nel settore con profitto.
*presidente Assosnai

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