Cinquantamila visitatori, raddoppiano gli accessi ad Artefiera nella sua 46esima edizione. La fiera più antica e democratica d’Italia, a Bologna dal 2 al 5 febbraio, è stata salvata da un’operazione mediatica che risuona sulle pagine dei giornali d’arte. Riscopre il piacere di esser caso principe, includendo per la prima volta nel mondo un collezionista di fama internazionale in veste manageriale, che si fa duo. L'inclusività democratica di cui si fa portavoce la riconfermata direzione artistica del critico e curatore Simone Menegoi trova solido sostegno nelle attenzioni riservate alla fruizione della fiera stessa, incentivate dal collezionista Enea Righi. Un conflitto d'interessi che volge all'interesse del pubblico, a ritrovare il suo benestare. Un meraviglioso gioco di parti quello contemporaneo, che riporta in fiera dai più piccoli ai più grandi cercando la soddisfazione d'ognuno. Una scommessa vincente, si può dire, a risollevare un destino che pareva ormai segnato dalla pandemia. La cautela sugli allestimenti degli stand, privi di investimenti azzardati a corredo delle opere esposte, si è sciolta sotto il sole bolognese nella calda affluenza ed accoglienza dell'organizzazione.
Il ritorno alla sua consueta ubicazione, la cura nella scelta del numero di stand e le attenzioni gourmet servite persino su ruote a delivery segnano un riscatto che risulta oltre le aspettative, soprattutto quelle dei galleristi. Quattro sezioni nei due padiglioni in cui la pittura italiana resta sovrana: la Main Section spazia dal Moderno all’arte contemporanea di ricerca in tono monografico; Focus, curata da Marco Meneguzzo, per arte moderna e dopoguerra storicizzato; Pittura XXI, che espone la pittura del ventunesimo secolo nelle sue forme emergenti o degli artisti mid-career sotto la riconfermata curatela del critico e curatore indipendente Davide Ferri; Fotografia e Immagini movimento, che vede la fotografia aprirsi al dialogo con video ed altri media, a cura della piattaforma curatoriale Fantom.
Un occhio di riguardo per la performance, azioni dal vivo divenute fondanti per Bologna dal 2019. In una collaborazione tra Fiera e Fondazione Furla, a cura di Bruna Roccasalva, arriva per la prima volta in Italia il colletivo Public Movement. Tra installazione, coreografia e performance, i giovani originari di Israele hanno articolato con moti e colori chiari quelle rovine che accoglievano e spesso spiazzavano i visitatori all’ingresso della fiera. Percorso, itinerario dedicato alla ceramica, si snoda tra gli stand e porta l’attenzione sul materiale, in questo caso locale ma il cui mercato risuona rigoglioso anche oltreoceano. La riflessione sul materiale e la forma oggettuale ritorna nell’introduzione del punto fermo Multipli, sezione dedicata all’editoria d’arte ed alle opere in edizione in ogni genere. Qui ritroviamo temi ambientali, entropici e osservazioni sulle dinamiche relazionali tra uomo, donna e natura che percorrono tutta la kermesse dal suo ingresso, nelle immagini a megaschermo della Led Wall Commission di Yuri Ancarani.
In questo senso si è posto lo stesso taglio curatoriale della fiera, con installazioni sostenibili realizzate per il Salone del Mobile Milanese 2022 e destinate all’accoglienza dei visitatori in fiera ed ai Book-talk, teatro delle proposte più interessanti tra i libri d’arte Italiani di più recente e prossima pubblicazione. L’attenzione all’ambiente ed al legame tra la fiera e la sua città trova il suo apice nella commissione dell’opera di Alberto Garutti, docente all’ accademia di Bologna dal ’90 al ’93, in una dedica inedita allo spazio stesso: #Opus Novum. La netta distinzione tra i due padiglioni segna il ritmo del mercato. I prezzi del padiglione 25, dedicato al contemporaneo, nell’ordine delle migliaia, decuplicano nel padiglione 26, destinato al moderno.
Desta qualche critica l’assenza di dialogo tra la solidità del passato e l'immediata spendibilità della più accessibile contemporaneità emergente, sottolineata dal naturale quanto abissale divario di prezzi. Il collezionismo italiano è attivo e Arte Fiera è una fiera di mercato, ci ricorda Menegoi. Le gallerie e gli espositori vedono dunque ricompensata la propria (poca) fiducia in un bilancio generale di vendite fino ad un tetto di 50.000 euro, tolte rare eccezioni, insieme alla comparsa di una nuova generazione di giovani collezionisti italiani e stranieri. Il Bel Paese è l’unico a contare tre principali fiere d’arte contemporanea, tra le quali risulta indispensabile distinguersi al pubblico per specificità. La scelta curatoriale si rivolge dunque al collezionismo Italiano, primo in Europa, nelle sue forme più accessibili, senza precludersi una clientela esterna e lasciando trapelare la possibilità di includere nei prossimi anni anche gallerie straniere di alto livello, a]rate dal cambio di rotta della manifestazione. All'insegna del collezionismo al dettaglio che ha contraddistinto la storia di Artefiera i formati si riducono e sono i primi ad essere venduti, a detta di alcuni in una generale tendenza “lillipuziana”, che obiettivamente paga, ma non fa regola.
La sezione Multipli, come la ricca selezione fotografica, conferma il trend. Sono sette i premi assegnati nell’occasione: la prima edizione del Premio Collezione Righi, privata eccellenza italiana costituita da oltre un migliaio di opere di dimensione museale designa vincitrice la proiezione a doppio schermo Traslucent Island, di Massimo Grimaldi, rappresentato dalla galleria ZERO..., per l’indagine su intelligenza artfiiciale, corpo ed atto creativo. Prima artista vincitrice del Premio ColophonArte, casa editrice storica dell’editoria d’arte Italiana, è Elena Mazzi da Ex Elettrofonica, che potrà tradurre in libro d’arte la sua pratica sperimentale, concettuale e poetica. Il Premio Lexus ad Andrea Respino della galleria Monitor, per cura nel dettaglio. Per la scena della pittura nazionale, sempre più lontana da forme estetiche prestabilite e più vicina a seducenti giochi di colore, il Premio Osvaldo Licini by Fainplast sceglie Lorenza Boisi, rappresentata da Ribot Gallery, premiando continuità di ricerca, perizia nel segno e felicità cromatica. Il premio Rotary a Ncontemporary per aver presentato un unico artista: Cristaino Tassinari. Il Premio Spada Partners (anch'esso alla prima edizione) a Flavio Favelli da Studio Sales. Infine, alla kermesse bolognese viene assegnato il premio The Collectors. Chain by Art Defender. La società dai recenti natali sottolinea così il suo legame con il mezzo, presentandosi nel suo secondo compleanno come unica comunità di collezionisit in Italia e riservando il premio alla sezione Fotografia e Immagini in movimento di Artefiera.
Presieduta da Walter Guadagnini, curatore e storico della Fotografia, e da collezionisti del settore, la giuria elegge Maha Malluh con The Mouse(capturing light) 2007, opera nata dalla riflessione sulle più antiche tecniche di registrazione della luce e presentata da MLZ Art Dep. Il TRUST per l'Arte Contemporanea, primo caso dedicato alla custodia ed alla gestoine dell’arte del presente istituito nel 2020 dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, dal donatore principale Unipol ed il sostenitore EmilBanca con BolognaFiere, ha acquistato due opere per il Mambo: “reality is not contemporary” di Micol Assaël da Galleria ZERO... e “Anarchism” di Lucia Marcucci da Galleria Frittelli Arte Contemporanea.
A fronte di tale insperato successo serpeggia però il dubbio che la riuscita strategia di marketing nella bifronte forma manageriale possa sedurre le altre piccole fiere italiane a rischio d’estinzione. Destniate anch’esse al collezionismo più accessibile, verso un abbassamento generale degli investimenti nell’arte presente. Rosalind Krauss descrisse la democrazia come il più ciarliero dei sistemi, e forse le tendenze di democraticizzazione del collezionismo rispondono a questa affermazione. Resta il moderno ad attirare la maggior parte di visite ed acquirenti sulle cifre più importanti, con una spiccata attenzione per gli anni dai ’30 ai ’70. All’ingresso è Saulton a strizzare l’occhio alla storia dell’ arte performativa, in una maxi fotografia di Ulay e Marina Abramovich del ’77.
Preponderanti i dialoghi tra De Chirico, Sironi e Perilli, notevoli attenzioni per Casorati, D’Orazio e Salvo, le proposte sullo Spazialismo tra cui Bonalumi e Crippa. Intramontabile la Scuola di piazza del Popolo, l’immancabile arte povera con Zorio e Pascali, gli arazzi di Boetti e quelli di Albers e Paladino. Non indifferente la presenza di Baj, Rotella, Gilardi, dell’astra]smo lirico di Santomaso, sino ad arrivare alla Pop Art internazionale ed all’Optical Art. Per quanto riguarda il contemporaneo, Galleria Continua non si smentisce nella sua proposta di artisti emergenti, seguita da giovani spazi come Lupo.Lupo.Lupo.
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