
Dopo oltre un secolo, Pellizza da Volpedo torna protagonista a Milano con una mostra tutta sua, e che mostra. Pellizza da Volpedo. I capolavori, da oggi fino al 25 gennaio alla GAM Galleria d'Arte Moderna di Milano di via Palestro, non è un'esposizione dal titolo presuntuoso: davvero ci sono solo capolavori lungo il percorso espositivo che si snoda nelle sale al pian terreno e ha il suo acme al piano nobile dove, davanti al celeberrimo "Quarto Stato", dal 2022 parte della collezione permanente del museo civico, sono esposti per la prima volta tre cartoni preparatori, importante prestito dalla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Curata da Paola Zatti, che della GAM è conservatrice, e da Aurora Scotti, la mostra è co-prodotta dal Comune e da Mets Percorsi d'Arte e ha il merito di raccontarci al meglio la vicenda artistica e biografica di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907). "Questa mostra ci racconta tutte le stagioni di Pellizza, che non è solo l'autore del Quarto Stato, un'opera che gli ha dato una notorietà che non cercava, spesso fraintendendo le sue intenzioni, e che lo ha, alla fine, isolato. Pellizza da Volpedo per tutta la vita ha lavorato sulla potenza dell'immagine, ha creato visioni in cui emerge, netto, il contrasto tra la delicatezza della natura e i sentimenti umani", spiega Scotti.
Articolata in cinque sezioni e quaranta opere tra dipinti e disegni, la mostra ci presenta tutte le sfumature dell'arte e della grandezza tecnica di Pellizza ed è punteggiata da lavori di struggente bellezza: tra i paesaggi, "Panni al sole", che troviamo all'inizio del percorso, "Il sole", che chiude la mostra al piano terra, e poi capolavori assoluti come "Il ponte" o "La Clementina" (raramente esposta). Tra i ritratti, spiccano l'"Autoritratto", notevole prestito degli Uffizi, e lo straordinario "Ritratto di un dolore" dalla Carrara di Bergamo. "Siamo partiti dagli esordi per raccontare un artista che nasce dentro il Verismo, si avventura nel Divisionismo e poi nel Simbolismo, pur restando sempre a Volpedo, in provincia di Alessandria", ci dice Zatti. Di questo artista che si è formato a Brera, a Roma, a Firenze, a Bergamo (dove ha incontrato come maestro il pittore Cesare Tallone e ha capito che si può essere grandi artisti anche rimanendo a casa propria) è impressionante la potenza visiva, capace di rendere universale il paesaggio e la gente del suo paese. Artista-simbolo del passaggio tra Otto e Novecento, Pellizza è stato capace di creare un quadro-icona come Quarto Stato: in una ricostruzione inedita di forte impatto, in mostra sono esposti alcuni dei grandi cartoni preparatori che testimoniano quanto lo studio dell'arte del passato e della lezione dei classici sia stata per Pellizza fondamentale per la realizzazione del suo capolavoro. "Pellizza racconta Scotti pagava i suoi modelli, perché sapeva che li stava sottraendo a una giornata di lavoro nei campi: osservava questa gente, ne analizzava le emozioni e li collocava nella realtà. Nel Quarto Stato si scorge la controparte: l'unica casa nobiliare di Volpedo. Un piccolo paese diventa riflessione universale sulla dignità dell'uomo".
In occasione della mostra a Milano, come ricorda Paolo Tacchini, presidente di Mets, andrà in onda oggi su Sky Arte (e poi in streaming su Now) la docufiction "Pellizza. Pittore da Volpedo", nata quando anche la mostra alla GAM ha cominciato ad essere immaginata.