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Tommaso Calabro, l'astro dell'arte raddoppia a Venezia


Il gallerista milanese inaugura una nuova sede in Laguna con la prima personale italiana su Harold Stevenson

Tommaso Calabro, l'astro dell'arte raddoppia a Venezia

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Per Tommaso Calabro, giovane astro nel panorama delle gallerie di arte contemporanea, il 2024 è l’anno del decollo nell’olimpo internazionale. Veneto di Feltre, classe 1990, una formazione di profilo manageriale con studi di Arts Management alla Bocconi e poi al Kings College e al Courtauld Institute of Art di Londra, Calabro approdò (quasi) definitivamente a Milano nel 2018 fondando l’omonima galleria in pieno centro, dopo una preziosa esperienza prima nel dipartimento di arte moderna e contemporanea di Sotheby’s e poi alla direzione della galleria londinese Nahmad Projects. Per cinque anni ha fervidamente collaborato con archivi, fondazioni e curatori per presentare progetti espositivi in cui ha proposto al pubblico personali di grandi artisti meno conosciuti al pubblico e in alcuni casi sull’orlo del dimenticatoio. Un lavoro di scouting di “retroguardia” che lo ha portato a presentare progetti di grande qualità, con un taglio fortemente critico: dall’ultima mostra sul designer giapponese Tiger Tateishi a quelle, a ritroso, su Stanislao Lepri, Alekos Fassianos (uno dei più grandi artisti greci del Novecento), sulla coppia Remo Bianco (1922-1988) e Raymond Hains, sull'italo-argentina Leonor Fini (1907-1996), fino ai focus su Alexander Iolas (1907-1987), uno dei più importanti mercanti d’arte della seconda metà del Novecento, tra i primi a creare un sistema internazionale di gallerie satelliti.

Il 2024 si è aperto nei nuovi spazi della Galleria di Corso Italia, nel palazzo ottocentesco che un tempo fu la residenza dell'industriale Felice Grondona, in un crescendo che ha portato la galleria di Tommaso Calabro alla prima partecipazione alla prestigiosa fiera Tefaf di Maastricht e poi ad inaugurare, il prossimo 16 aprile in concomitanza con la 60esima Biennale d’arte, una sede veneziana al piano nobile di Palazzo Donà Brusa a Campo San Polo, le cui origini risalgono agli inizi del XIV secolo, con una mostra che celebra il legame tra Harold Stevenson (1929-2018) e la città lagunare. “Harold Stevenson”, prima monografica italiana, rappresenta un'opportunità unica di scoprire l'opera di questo artista, esponente della cultura d’avanguardia del dopoguerra, amico intimo di Andy Warhol. La sua ultima mostra italiana “Realisti Iperrealisti” alla galleria La Medusa di Roma risale al novembre del 1973.

In mostra a Venezia saranno presenti lavori realizzati tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Settanta, tra cui i celebri dipinti di nudo, i "torero" e alcune delle sculture in vetro create insieme a Gino Cenedese nel 1968 a Murano.

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