Vittorio Sironi, quando la Scienza è un'opera d'arte

Neurochirurgo, storico della medicina e scrittore: "Vi racconto come l'opera lirica guarisce il cervello"

Vittorio Sironi, quando la Scienza è un'opera d'arte
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La scienza può essere un viaggio affascinante aperto a tutti, quando è al servizio della cultura. Parola di Vittorio Alessandro Sironi, neurochirurgo, storico e antropologo, docente di Storia della medicina e della sanità nell'Università di Milano Bicocca dove dirige il Centro studi sulla storia del pensiero biomedico, che ha recentemente pubblicato un nuovo saggio sul magico rapporto tra arte e neuroscienze. Il titolo del libro è «Effects of Opera Music from Brain to Body» ossia gli effetti della musica lirica dal cervello al corpo (Springer editore), scritto in sinergia con Lorenzo Lorusso, direttore Neurologia e Stroke Unit dell’ospedale di Merate, e Michele Riva, Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. L’argomento è a dir poco stimolante perchè frutto di approfonditi studi scientifici che hanno dimostrato come assistere a un’opera lirica (non solo a teatro) abbia effetti positivi e finanche terapeutici sull’attività del cervello e del cuore. Miracolo del coinvolgimento emotivo scaturito dall’inebriante cocktail di musica, canto, narrazione del libretto, scenografia e perfino costumi: alias un potente stimolatore sui neurotrasmettitori positivi per il nostro benessere, serotonina, dopamina e endorfine, ovvero i cosiddetti ormoni della felicità.

Sironi descrive i meccanismi causa-effetto emersi dalle ricerche: «Nei soggetti sani, la musica lirica riesce a trasmettere emozioni in grado di migliorare alcune funzioni fisiologiche (ritmo cardiaco, pressione arteriosa, frequenza respiratoria), mentre in soggetti con malattie neuropsicologiche (deficit cognitivi, patologie neurodegenerative, disturbi psichici) si registra un miglioramento significativo delle loro condizioni cliniche». Gli esiti delle ricerche sono sorprendenti, anche se rappresentano solo l’ultima tappa rispetto ad acquisizioni fondate sulla musicoterapia, una scienza conosciuta già nell’antica Grecia. «Rispetto alla tradizionale musicoterapia - precisa Sironi - assistere a un’opera determina un maggiore e più intenso coinvolgimento emotivo, sensoriale e fisico. La vista viene infatti impressionata dalla scenografia e dai costumi, l’udito è stimolato dalla musica e dal canto, l’area motoria della corteccia cerebrale è sollecitata dal movimento dei personaggi sulla scena, il sistema cognitivo è attivato dallo sviluppo dell’azione narrativa. Nel cervello dello spettatore si attivano i cosiddetti “neuroni specchio”, che fanno in modo che chi guarda, senza accorgersi, pur stando in poltrona a teatro o a casa, è come se si immedesimasse nei personaggi che in scena cantano, si muovono, vivono la vicenda che stanno interpretando». Potere della musica ma, verrebbe da dire, dell’arte in generale nel suscitare processi neurofisiologici inaspettati. «Il piacere evocato dall’ascolto della musica e dalla visione della rappresentazione operistica - scrive Sironi - è in grado di innescare processi neurobiologici di tipo riparativo. In tal modo il cervello rimodella le sue connessioni, creando nuovi contatti e aprendo nuove vie di comunicazione tra i neuroni; è quello che si definisce “neuroplasticità”, un fenomeno di rimodellamento estremamente utile per consentire anche a un cervello danneggiato di rimettersi a funzionare meglio. Gli effetti benefici dell’opera lirica si realizzano proprio grazie a questo meccanismo di rimaneggiamento encefalico, che spiega i miglioramenti clinici osservati in soggetti con malattia di Alzheimer o morbo di Parkinson, ma anche in pazienti disabili o in coma, o ancora in soggetti con ansia e depressione».

Il professor Sironi, che è ricercatore colto e curioso ma anche brillante divulgatore, ha abituato il pubblico a numerose pubblicazioni che spesso attingono anche alla storia della medicina, come nei libri delle collane «Scienze della vita» (Carocci Editore) di cui è direttore, e «Storia della medicina e della sanità» (Laterza) di cui è condirettore. Per la prima, ha recentemente pubblicato «Superare la disabilità», la storia della disabilità dall’antichità ai giorni nostri, attraverso un travagliato itinerario culturale che passa dal rifiuto all’accettazione, dalla consapevolezza al superamento dell’handicap, e che è parallela alla storia della medicina riabilitativa.

«Dai primi empirici tentativi di riparare i guasti della macchina umana ai più moderni approcci per recuperare le capacità residue dell’organismo utilizzando e potenziando le risorse intrinseche dell’individuo disabile: questa analisi storica - scrive Sironi - conduce anche a intraprendere un originale approccio antropologico alla disabilità e alla riabilitazione, che deve costituire la tappa finale di un percorso atto a generare un radicale cambiamento culturale in una società che ha, ancora oggi, un forte pregiudizio sulla diversità».

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